Alain Platel incontra il “Requiem” di Mozart per piangere, ridere e ballare

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di Simona Antonucci
Un evento per la chiusura del Torinodanza Festival. Il coreografo Alain Platel, che con i suoi Les ballets C de la B ha rivoluzionato la visione della danza contemporanea, presenta il suo Requiem pour L.”, con le musiche di Fabrizio Cassol dal Requiem di Mozart.


Un lavoro prestigioso per salutare (venerdì 30 novembre e il primo dicembre, alle Fonderie Limone Moncalieri, ore 20,45) una rassegna, curata da quest'anno da Anna Creminini, che ha portato sotto i riflettori il meglio della scena globale, dalla canadese Crystal Pite, al fiammingo di origine marocchina Sidi Larbi Cherkaoui, dal greco Dimitris Papaioannou alla israeliana Sharon Eyal: «Stili diversi», spiega la direttrice artistica, «e proposte capaci di indagare le inquietudini del nostro tempo. Un progetto organizzato in un triennio per offrire una panoramica di artisti internazionali che esprimano attraverso la coreografia una ricerca di espressioni sempre nuove e in costante divenire, come lenti d'ingrandimento sui grandi temi universali della contemporaneità».
 
Alain Platel, psicologo e coreografo autodidatta per passione, conferma con questo spettacolo la capacità e la vocazione a toccare le corde più profonde della sensibilità. E con Requiem pour L. propone una riflessione lucida, sofferta, a tratti impietosa, sul tema della morte. La morte come parte sostanziale e sublime della vita; come esperienza profondamente umana e spirituale.
 


Creato a quattro mani con Fabrizio Cassol, il compositore con il quale Platel ha realizzato anche VSPRS, basata sul Vespro de la beata vergine di Monteverdi, Pitié” e Coup Fatal”,  “Requiem pour L. nasce circa tre anni fa, proprio durante il tour di Coup Fatal  con un gruppo di musicisti congolesi impegnati nel repertorio barocco europeo.

La proposta di lavorare su un adattamento del Requiem di Mozart arriva a Platel proprio nei mesi in cui la sua vita veniva scossa da perdite strazianti, la morte del padre, del fedelissimo cane e del suo mentore, assistito fino all'ultimo istante, Gerard Mortier.

Cassol si è impegnato in una riscrittura dell'opera incompiuta di Mozart  e l'ha dedicata allo stesso gruppo di musicisti africani. Il risultato è una sorta di distillato immaginario che contiene l'essenza della scrittura mozartiana e ne mantiene intatta la riconoscibilità della struttura musicale e dei testi, ma si contamina con il jazz e le tradizioni popolari, il canto lirico e la chitarra elettrica. Il finale incompiuto viene sostituito dalla Messa in do minore dello stesso Mozart a sottolineare la forma liturgica dell’opera. Su cui poi si inserisce l’incontro con L., un’amica che regala a Platel e Cassol gli ultimi istanti della sua vita.

Immagini in bianco e nero  scorrono sullo schermo in una scenografia ispirata al Denkmal di Berlino, il memoriale per le vittime dell’Olocausto, con steli di diversa misura su cui i musicisti-danzatori posano pietre, battono i piedi e le mani.

Con quest’opera Platel e Cassol elaborano visioni diverse sul lutto, il dolore della perdita, la paura della fine per creare una forma nuova di cerimonia funebre dove il teatro diventa luogo di un rituale laico e collettivo in cui ogni individuo trova la propria storia, piange, ride, danza.

Alain Platel torna così a ricreare i gesti della sofferenza e della resilienza, miscelandoli a un'ironia leggera per esprimere fragilità e contraddizioni dell’animo umano con una straordinaria molteplicità di linguaggi. 

Ultimo aggiornamento: Martedì 27 Novembre 2018, 16:50
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