«Io a votare ci vado sempre perché mi piace molto fare la fila coi vecchietti, dopodiché non mi sento particolarmente rappresentato». Il giorno di Zerocalcare alla Festa del Cinema di Roma è quello in cui la Capitale elegge al ballottaggio il suo nuovo sindaco, e per il fumettista Michele Rech, la cui romanità è un elemento identitario fondante, la domanda sulle sorti politiche della città porta sul sentiero della sua appartenenza “tribale”, molto presente anche nelle sue tavole. È «il mondo dei centri sociali e la scena punk in cui sono cresciuto, una riserva indiana cui tengo ancora molto anche se negli anni si è trasformata – spiega - Il mio armadillo è estraneo alla competizione elettorale di oggi, la mia politica non è mai stata quella dei partiti». Come sanno tutti gli amanti delle sue graphic novel, l’armadillo è l’incarnazione a fumetti della coscienza di Zerocalcare, personaggio di tante sue storie e centrale anche in Strappare lungo i bordi, la serie animata che Rech ha scritto e diretto, in arrivo dal 17 novembre su Netflix dopo l’accoglienza entusiastica dei primi due episodi (su 6, da 15 minuti) alla Festa del Cinema, che all’Auditorium Parco della Musica ospita anche la mostra “Dieci anni della profezia di Zerocalcare” e, ieri, l’“Incontro ravvicinato” del fumettista col pubblico.
«Da un paio d’anni avevo in mente di fare una storia a cartoni animati – racconta Zerocalcare – perché mi permette di avere un linguaggio più diretto e accessibile: ho sperimentato che i cartoni scemi che facevo a casa mia venivano molto più guardati dei fumetti». A dispetto della cadenza fortemente capitolina e dell’ambientazione molto specifica nella periferia romana, anche l’universalità del racconto è assicurata: «Incontrando nel tempo lettori di età e paesi diversi – spiega – ho capito che ciò che permette di identificarsi nelle mie storie è lo stare un po’ impicciati, quella sensazione di essere fuori luogo che ci si porta dietro anche fino ai 90 anni». Al centro di Strappare lungo i bordi c’è infatti sempre lui, il ragazzo di Rebibbia che esprime la sua poetica dell’inadeguatezza saltando avanti e indietro dalla quotidianità di un viaggio in treno con gli amici all’infanzia sui banchi di scuola, dalla realtà ai mondi paralleli della sua (e della nostra) paranoia, sempre popolati dai personaggi più iconici della cultura pop.
A doppiare tutti i personaggi tranne uno – l’armadillo – è lo stesso Zerocalcare: «Mi piaceva che ci fosse una persona che racconta una storia facendo le vocette di tutti i suoi protagonisti, ma non potevo essere io a dare voce alla mia coscienza, che entra sempre in contrasto con me.
Ultimo aggiornamento: Martedì 19 Ottobre 2021, 09:21
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