Ammaniti: «Nel mondo della mia Anna, la pandemia risparmia solo i bambini»

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di Michela Greco

ROMA - «Da bambino, mentre camminavo verso la scuola mi chiedevo spesso perché dovessimo tutti seguire certe leggi: svegliarsi, andare a scuola, tornare a casa, mangiare, studiare, dormire. Perché, invece, non potevamo essere liberi come gli animali? Alla fine queste leggi le accettavo, ma nel tempo ho cercato un mondo altro in cui rifugiarmi». Autore di romanzi amatissimi, spesso portati sul grande schermo e spesso ad altezza di bambino o adolescente (come Io non ho paura e Io e te), sei anni fa Niccolò Ammaniti, con il romanzo Anna, ha immaginato un mondo che dai bambini è governato. Di più: in questa realtà post-apocalittica sono rimasti soltanto loro, perché un virus, “la Rossa”, ha sterminato gli adulti. Ora quel romanzo, che ci aggancia all’angoscia dell’attualità pervasa dalla pandemia, è diventato la serie omonima in sei episodi in arrivo (tutti insieme) su Sky e Now dal 23 aprile. 


Il titolo rimanda alla coraggiosa quattordicenne (Giulia Dragotto) che deve trovare una strada per la sopravvivenza per sé e il fratellino Astor (Alessandro Pecorella) seguendo le istruzioni lasciate dalla mamma (Elena Lietti) nel “Libro delle cose importanti”. «Dopo aver terminato il romanzo Anna – ha spiegato Ammaniti – ho pensato per anni a quella storia. Avevo il desiderio di approfondire le vicende di questa ragazzina che, in un nuovo mondo, fa la madre senza esserlo e immagina un futuro nei limiti della strana esistenza che le è imposta». Così lo scrittore ha espanso il racconto trasformandolo in una serie corale di cui ha finito per curare anche la regia: «Era una scommessa che mi affascinava: nei film tratti dai miei libri, per quanto bellissimi, sentivo sempre una certa distanza, come quella dello spettatore che vede il film ispirato al libro che ha letto e che si era immaginato a modo suo.

Mi sono detto che l’unico modo era provarci io stesso, ho sempre amato la costruzione visiva dei racconti».


Il set (prevalentemente siciliano) di Anna, partito mesi prima dell’emergenza Covid, è stato travolto dalla pandemia: «Abbiamo dovuto fermarci – ha aggiunto Ammaniti – E quando abbiamo ricominciato a girare, per le persone che curiosavano era impressionante vedere le scene con i morti e le mascherine. Io però ci ho messo un po’ a capire quanto ci fosse in comune tra la mia storia e la realtà. Ho un’ossessione per l’adolescenza e già in Io non ho paura avevo immaginato una società di bambini in cui gli adulti sono orchi. Stavolta mi sono chiesto cosa avrebbero fatto i bambini in un mondo senza adulti e, scartata la soluzione terremoto, ho pensato a un virus che colpisce solo i grandi. Una malattia con un’esplosione dermatologica, quindi diversa dal Covid». Alla base di questa odissea distopica, una domanda - «Quanto conta il passato per immaginare il futuro?» - e un obiettivo luminoso: «Infondere speranza, che è la spinta propulsiva di Anna, e ricordare quanto è importante seguire le regole».


Ultimo aggiornamento: Martedì 13 Aprile 2021, 08:37
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