Sanremo, dai Jalisse alla Trovato: quando il Festival diventa una condanna
di Totò Rizzo
Su quelle porte sta scritto Music Farm (format ormai caduto in disuso), Tale e Quale Show, Ora o mai più ma anche Domenica in, reality psicosociologici e naturisti, ospitate seriali da Barbara D'Urso. Chi si ricorda di Alessandro Safina, di Jenny B, di Jessica Morlacchi, di Linda, di Mario Rosini, di Antonio Maggio, di Karima? Eppure sono saliti su quel palcoscenico e alcuni di loro ne sono scesi addirittura con un trofeo in mano. Molti premiati anche dalla critica oltre che dal consenso popolare. Se i riflettori andavano in cortocircuito venivano spediti, come per una terapia, a Music Farm oppure in assortiti gruppi corali nei pomeriggi della Venier. Alcuni apparivano negli affollati San Silvestro in piazza come Paolo Vallesi che s'affannava fino a pochi giorni fa a Potenza nel farsi seguire da un pubblico di ventenni incappottati che quasi sconosceva le parole de La forza della vita. Gerardina Trovato, pupilla della Caselli all'alba degli anni 90, ha ritrovato un minimo di luce nelle accorate interviste di questi giorni sul suo ritrovato stato di salute mentale e su quello di necessità economica per la sopravvivenza.
Sanremo può essere il miele dei talentosi, dal Volo a Mengoni, da Emma a Noemi. Ma può anche trasformarsi nel fiele della dimenticanza: che fine hanno fatto Alessandro Casillo, trionfatore nel 2012, o Lele, giovane vincitore solo due anni fa?
Ultimo aggiornamento: Martedì 7 Gennaio 2020, 16:41
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