Chiara Francini, co-conduttrice al Festival: «A Sanremo vado per divertirmi e per raccontare la mia verità»

A Sanremo 2023, con il terrore della scalinata dell'Ariston

Chiara Francini, co-conduttrice al Festival: «A Sanremo vado per divertirmi e per raccontare la mia verità»

di Rita Vecchio

Perché Amadeus ha voluto proprio Chiara Francini nella co-conduzione della quarta serata del Festival

«Bisognerebbe chiederglielo. Forse per il percorso umano, professionale, e forse perché pensa che io abbia dei colori in linea con il quadro che vuol dipingere». 

Come se la sta vivendo?

«Sono emozionata (e ho il terrore di scendere da quella scalinata con i tacchi), ma desiderosa di divertirmi, di fare bene, di giocare e di veicolare messaggi in cui credo. Sul quel palco (venerdì 10 febbraio, ndr) salirò come persona e non come personaggio». 

Cosa è per lei il Festival?

«Un componente aggiunto della famiglia. Ricordo le lunghe serate a tavola con mia madre e le canzoni imparate a memoria. “Maledetta primavera” della Loretta (Goggi, ndr), Fiordaliso, Giorgia, Oxa, Pausini, Morandi, Grignani. Sono il leitmotiv delle nostre vite. Il Festival ha simboleggiato delle ere. Quella di Amadeus, che ha ridato vitalità e lustro, quelle di Mike Bongiorno e Baudo…».

A proposito di Pippo Baudo. Se comparisse sul palco cosa gli direbbe?

«Sicuramente “Grazie!”. E lo abbraccerei. Mi scelse per “Domenica in”, dandomi la possibilità di imparare da lui, un maestro che sapeva ascoltare e dialogare. Ho cercato di renderlo fiero, come si fa con un genitore». 

Il suo messaggio? 

«Ci sto lavorando. So che avrà come punto di partenza e di arrivo la verità». 

Parlerà di donne?

«Parlerò di esseri umani e lo farò con generosità, prendendomi la responsabilità di oneri e onori». 

In teatro, in “Una ragazza come io”, è fiera di sentirsi “ora e sempre una diversa, una strana, una fuori posto, un’inadeguata, una parvenue”. Perché?

«Perché sono rimasta fieramente una provinciale. Il che non significa essere inferiori, ma avere delle peculiarità». 

E racconta del “desiderio combattuto e vivissimo” di diventare mamma. Si è mai sentita guardata in modo diverso perché non ha ancora figli?

«Io sono serena, ma la risposta potrebbe essere sì. E' capitato. E’ la disarmonia della cultura che riflette la società: da una parte è giusto realizzarsi e fare carriera, dall’altra c’è l’eco che ci rimbomba dentro che ci fa sentire sbagliate se non diventiamo madri».

“L'aborto è purtroppo una libertà delle donne”. Le parole, recentissime, sono di Roccella, ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. 

«In quel "purtroppo" c’è esattamente tutta la discrasia contemporanea. In quel "purtroppo" si parla di liberà, ma l'aborto è considerato atto di libertà crudele. In quel "purtroppo" c’è la mancata alfabetizzazione che vive in noi donne». 

Oggi si parla molto di fluidità. E lei ha condotto, tra gli altri, lo show “Love me Gender” ed è  in onda come giudice in Drag Race Italia su Discovery+. C’è tanta strada ancora da fare per far valere i diritti? 

«Sì, nonostante la diversità sia dentro ognuno di noi. Essere diversi significa camminare in girotondo con altri mondi unici. Sia per quello che riguarda LGBTQ+, sia per la concezione delle donne.

Non si spiegherebbero altrimenti i femminicidi. La diversità va insegnata. Così come le quote rosa non devono essere imposte». 

 

Anche se con una narrativa diversa, il tema donne è molto presente dal Me too alla dipendenza affettiva. "Maschi contro femmine", "Femmine contro maschi" al cinema. "Coppia aperta quasi spalancata" di Dario Fo e Franca Rame in teatro. Nella sua carriera, le è mai successo di subire o assistere a situazioni di violenza?

«No, mai. E se mi fosse successo avrei sicuramente denunciato. Perchè bisogna denunciare. Io sto dalla parte delle donne». 

Quando Chiara Francini - partita da Campi Bisenzio nell'agro fiorentino con una valigia giallo limone direzione Roma con il sogno di fare l’attrice - ha capito che poteva farcela? 

«Non l’ho ancora capito. Sono molto operaia in questo. Faccio il mio lavoro con amore e tenacia, ma lo considero un dovere. Non amo tutto il corollario attorno. La popolarità per me è un evidenziatore per le persone che mi amano, non è un punto di approdo». 

Come fa a mantenere i piedi per terra?

«Forse proprio perché sono rimasta una provinciale. Nata in una famiglia dove mia madre mi ha sempre detto la verità e con un compagno (Frederick Lundqvist, svedese, con cui sta da circa 18 anni, ndr) che non mi fa sconti»

All’università solo 30 e lode. Non sarà stata troppo esigente?

«Ho sempre pensato che più sarei stata brava e più mi avrebbero voluto bene. Lo penso ancora oggi. A Sanremo voglio fare bene per non deludere Amadeus, Baudo, il pubblico». 

E si è definita egocentrica ed egotica.  

«Lo sono, come tutti gli attori. Ho, però, una caratteristica che è tenera. Il palcoscenico è il mio habitat naturale finché non arrivano gli applausi. Allora per me diventa faticoso restare in scena, e chi mi è accanto deve bloccarmi per non farmi scappare. E' come se non me li meritassi fino in fondo». 

“Sana, buona, brava, bella” la sua classifica che, in un mondo fatto di immagine, sembra stonare. 
«Bella è un aggettivo che lascio all’ultimo. Prima viene altro. La concezione che mi vedessero “bella” è stato sempre un fuori posto rispetto a quello che mi sento io».

Francini, classe 1979,  più di cinquanta film e fiction, tanto teatro, il quinto libro in pubblicazione, e premi come miglior attrice: se davanti a uno specchio potesse parlare con quella bambina piena di sogni con la valigia giallo limone, le direbbe finalmente brava?

«Non credo (ride, ndr). A quella bambina risponderei alla Morandi: dai, dai, dai…». 


Ultimo aggiornamento: Venerdì 3 Febbraio 2023, 17:08
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