Sanremo 2020, l'ultimo festival di Vincenzo Mollica: «Il mio congedo sarà una festa»

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«Da Amadeus mi aspetto un bel festival. Lo stimo molto, è un bravo conduttore e un grande appassionato di musica, che è fondamentale. Il suo garbo ne faceva uno dei candidati naturali ad entrare con il festival nelle case di tutti gli italiani. E poi per me questo festival sarà soprattutto una festa di congedo e mi fa un piacere immenso che proprio quest'anno ci siano Fiorello, Roberto Benigni e Tiziano Ferro a cui sono molto legato». Alla viglia del suo ultimo Sanremo da inviato del Tg1, Vicenzo Mollica si è raccontato così all'Adnkronos. Sulle polemiche che hanno preceduto il festival, il giornalista ha detto: «Sanremo è diviso in tre fasi. C'è il prefestival che è fatto di polemiche, il festival che è fatto di canzoni e il postfestival che è fatto di oblio. Perché tutte le polemiche non se le ricorda nessuno e quello che restano sono le canzoni», ha aggiunto sorridendo.

Per Mollica, Sanremo 70 è un'edizione 'ad honorem': «Dovevo andare in pensione lunedì scorso, il 27 gennaio, quando ho compiuto 67 anni. Ma la Rai mi ha prorogato il contratto di un mese per permettermi di fare questo Sanremo. Un regalo dell'ad Fabrizio Salini e del direttore del Tg1 Giuseppe Carboni, che hanno subito accolto una scherzosa ma determinata campagna di Fiorello per farmi seguire per il tg questo ultimo festival, che per me è il 39mo. Non solo - ha svelato - questo mi permetterà di compiere il 25 febbraio i miei 40 anni di Tg1, prima di lasciare la redazione il 29 febbraio». Un addio al ruolo di giornalista del Tg1 ma magari un 'arriverdercI' all'azienda, alla quale la sue esperienza potrebbe ancora tornare utile: «Non corriamo. Questo poi si vedrà. Intanto mi godo questo Sanremo», ha assicurato. «Dopo 40 anni si chiude una stagione molto bella, direi fantastica, per me. Ma non vivo questa cosa con tristezza. Avere la possibilità di raccontare tante storie, avvenimenti, notizie importanti per la testata ammiraglia e nello spirito del servizio pubblico, è un'esperienza impagabile. Fui assunto dal primo direttore del Tg1, Emilio Rossi, che fu per me un grande maestro, mi insegnò molto bene come doveva comportarsi un giornalista del Tg1 e le relative responsabilità».

Ma a mandarlo per la prima volta a Sanremo fu il successore di Rossi al Tg1, Franco Colombo: «Era il 1981 e vinse Alice con 'Per Elisa'». Com'è cambiato il festival da allora? «Il festival non è mai cambiato, almeno nel suo spirito principale di grande festa nazional-popolare che unisce il Paese. Ogni anno c'è qualcuno che si lamenta che il Sanremo corrente non rappresenta il Paese. Invece l'Italia si è sempre rispecchiata un pò nei Sanremo, dalla musica al costume». Sul momento che ricorda con più tenerezza di questi 39 festival a cui assistito, Mollica non ha dubbi: «L'ultimo festival di Lucio Dalla nel 2012, quando dirigeva l'orchestra per Pierdavide Carone. Fu una settimana di incontri e chiacchiere con lui e Michele Mondella, il suo press agent storico e grande amico. Poco dopo il festival Lucio, come sappiamo, ci lasciò all'improvviso. Ma io conservo quei ricordi preziosi». Un'altra edizione, quella «emozionante e particolare fu il festival di Vasco con 'Vita Spericolatà nel 1996. E poi direi - aggiunge il giornalista - tutte le volte che Roberto Benigni, Fiorello e Adriano Celentano sono passati dal festival di Sanremo». Quanto al momento di più grande tensione vissuto a Sanremo, «senz'altro - ha ricordato Mollica - quando Baudo interruppe lo spettacolo per dissuadere un uomo che voleva buttarsi dalla galleria dell'Ariston».

Nel capitolo incontri indimenticabili con star internazionali, Mollica ha citato «Bruce Springsteen voce e chitarra nel 1996,» e «Paul McCarneney e George Harrison nello stesso Sanremo del 1998, ma separati. Tutti - ha raccontanto il giornalista - speravamo in duetto improvvisato e invece no». Infine, come dimenticare «l'intervista del 1997 a David Bowie che pensava al festival come ad una festa folkoristica. Poi - ha rivelato Mollica - capì quando gli parlai di Domenico Modugno». C'è un luogo di Sanremo che è legato a doppio-filo al giornalista del Tg1, tanto che tutti (a partire dall'amico Fiorello), lo chiamano 'balconcino di Mollicà: è il luogo dove da 25 anni vanno in onda i collegamenti in diretta con il Tg1 dal Teatro Ariston, subito prima dell'inizio delle serate del festival. «Nacque a metà anni '90. Fu un'idea mia e del producer che era con me. Perché Baudo - ha spiegato - non voleva assolutamente collegamenti dal teatro che svelassero la scenografia. Quindi trovammo questo balconcino che si affaccia sull'ingresso del teatro e che rendeva l'idea dell'atmosfera. Lì ho vissuto momenti indimenticabili: Lucio Dalla insieme Pavarotti, un duetto di Orietta Berti e Laetita Casta sulle note della marsigliese e naturalmente le interviste a tutti i conduttori. Compreso Panariello che annunciò che si ritirava dal festival mettendo tutti in allarme. Ma era una gag per far entrare Leonardo Pieraccioni in teatro prima di lui. Ne sono successe di tutti i colori. E ormai si raduna una folla sotto il balconcino, come se fosse un prespettacolo».

Negli ultimi mesi, Fiorello gli ha regalato una seconda vita da pupazzo. Un pupazzo che Mollica doppia e che è parecchio più impertinente rispetto al suo abituale carattere bonario. Cosa ti piace di questa esperienza? «Mi diverto moltissimo. È stata una intuizione geniale di Rosario. I testi sono di Rosario e ci metto giusto un pò di mio. Ma la cosa che mi diverte di più è che le mamme mi chiedono di ripetere ai figli 'mi è partita la sciabbarabba!'». A Sanremo che combinerete con Fiorello? Ci sarà anche il pupazzo? «Non ci siamo ancora parlati. E so che non mi dirà molto. Ma lo aspetto sul balconcino. Mi ha promesso che una sera ci sarà».
Ultimo aggiornamento: Sabato 1 Febbraio 2020, 22:12
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