Sanremo 2019, Achille Lauro: «Andrò in "Rolls Royce". Non chiedeteci di essere degli educatori»

Achille Lauro: «A Sanremo andrò in "Rolls Royce". Non chiedeteci di essere degli educatori»

di Massimiliano Leva
Il rap, quello buono. O meglio: quello di Achille Lauro, classe 1990, vero nome Lauro De Marinis, nato e cresciuto a Roma, quartiere di Vigne Nuove. «Chi mi segue sa che per me sono più importanti i testi e non il mio modo di vestire». Lo dice mentre presenta il suo libro Sono io Amleto, in uscita ieri. Pochi giorni prima del debutto di Achille Lauro sul palco della 69ma edizione del Festival di Sanremo, dove gareggerà con Rolls Royce, il brano che ha scritto assieme al suo produttore Boss Doms, alias Edoardo Manozzi (il prossimo album di Lauro uscirà in primavera).

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«Non ho fatto altro che guardare chi su quel palco è salito prima di me», racconta emozionato. «Ho guardato tutte le esibizioni a Sanremo di Vasco Rossi, che è il mio idolo e se dovessi scegliere qualcuno con cui esibirmi per un duetto vorrei proprio lui o qualcuno come Renato Zero, anche se so che è solo un sogno. Va bene comunque anche un attore», racconta.
Quanto al brano che porta alll'Ariston, spiega: «Meglio dimenticare la trap, la mia non è una canzone di quel genere né un brano d'amore come che ci si può aspettare. Sarà un singolo forte, frizzante, giusto per il palco di Sanremo, in cui però parlo di cose importanti, fatti della mia vita. Il bello nella musica c'è quando hai davvero qualcosa da raccontare al pubblico». Per questo ha pure realizzato un film sotto forma di documentario, intitolato Achille Lauro No face 1, che farà parte di una trilogia riguardante il suo passato, presente e futuro. Quasi un biopic sulla sua vita. «Ho suonato in concerti in cui avevo davanti 30 persone. Oggi essere arrivato sino qui è qualcosa che mi fa sentire un privilegiato. Vengo dalla periferia, e il mio sogno adesso è quello di entrare nella storia della musica italiana». Lo farà come rapper? «Sono stato uno dei primi esponenti dello street rap di borgata. Ho sempre cercato di sperimentare. Dopo aver pubblicato quatto album (il primo, Achille Idol Immortale, è del 2014, ndr) non c'è più un'etichetta di stile o di genere per me».
Quanto al delicato tema del rapporto con le droghe, Lauro spiega: «Raccontiamo quello che succede. La droga esiste, ma le persone capiscono il messaggio che mandiamo. Noi non siamo educatori: abbiamo delle responsabilità, ma non possiamo diventare capri espiatori. Altrimenti dovremmo mettere al bando gente come Amy Winehouse o Jim Morrison».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 16 Gennaio 2019, 09:58
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