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IL MONOLOGO DI RULA JEBREAL A SANREMO 2020
«Noi donne siamo sempre colpevoli - dice Rula Jebreal leggendo sul palco - o perché siamo troppo disinibite. O perché siamo troppo belle, o troppo brutte». Poi legge una strofa de La Cura di Battiato. Il monologo di Rula è molto intenso. Racconta la sua infanzia, l'essere cresciuta in luoghi di guerra, di essere diventata orfana.
Rula Jebreal parla di numeri. Ce li sbatte in faccia; perché riguardano l'Italia, il nostro paese. Negli ultimi tre anni in media 88 donne al giorno hanno subito abusi o violenze in Italia. Ogni tre giorni ne viene uccisa una. Nell'ottanta per cento dei casi il "carnerneficie ha le chiavi di casa".
Poi legge una strofa de La donna Cannone De Gregori. Infine torna a raccontare il dramma della mamma, stuprata più volte, prima che decidesse di uccidersi, dandosi fuoco. La commozione le rompe la voce. Ad uccidere la mamma è stata proprio il papà.
Rula parla nel silenzio assoluto del teatro Ariston, rapito dalla sue parole. Ricorda lo stupro di Franca Rame. Rula piange, non trattiene le lacrime nella parte finale del suo monologo. «Io sono diventata la donna che sono grazie a mia madre e a mia figlia, che è seduta in mezzo a voi».
Infine si rivolge agli uomini: «Lasciateci essere quello che vogliamo. Donne in carriere o mamme, è uguale». Poi aggiunge: domani parliamo del mio vestito, di come sono vestita stasera. Fatemi le domande che volete. Ma che non si chieda mai più ad una donna come era vestita dopo aver subito uno stupro».
L'applauso commosso dell'Ariston saluta la fine del monologo di Rula Jebreal. Sono tutti in piedi. E' la grande vittoria di Amadeus.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 5 Febbraio 2020, 02:23
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