Gianni Morandi: «Le lacrime all'Ariston? Con quell'applauso mi son passati davanti 60 anni di musica»

Morandi: «Le lacrime all'Ariston? Con quell'applauso mi son passati davanti 60 anni di musica»

di Totò Rizzo

«Gli occhi lucidi? Il fatto è che quando ho sentito quell’applauso così forte, al mio ingresso sul palcoscenico, è come se in un attimo mi fossero passati davanti agli occhi sessant’anni di musica. E non sono uno che sa frenare le emozioni». Lo sappiamo bene, caro Gianni Morandi. «Poi però mi ha chiamato Jovanotti (autore di “Apri tutte le porte”, ndr.) e mi ha detto che gli ero piaciuto e ancora stamattina, qui a Sanremo, sentivo canticchiare la canzone». Che volere di più dalla vita, a 77 anni? «Vivo in mezzo alla musica e sono felice», chiosa Gianni.

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Anche lui è contento della performance all’Ariston. «Sono un interprete. E ho avuto la fortuna che grandi autori abbiano scritto per me. Ho cantato di tutto, sono passato da “Fatti mandare dalla mamma” di Migliacci a “Che cosa resterà di me” di Franco Battiato, da Lucio Dalla a Jovanotti».

Tutte porte spalancate. Però qualcuna che gli sia stata chiusa in faccia l’avrà pure avuta. «Nei primi anni Settanta, dopo i grandi successi popolari, quando arrivarono i cantautori e le rockstar straniere. Ecco, pensavo che quella porta non si sarebbe più riaperta e invece…Poi anch’io ho aperto porte sbagliate che forse avrei dovuto tenere chiuse ma anche quelle nella vita sono importanti. Dagli errori si impara, sempre».

Che emozione è stata trovarsi di nuovo sul palco di Sanremo in mezzo a tanti ragazzi? Ha regalato qualche consiglio? «Non credo ne abbiamo bisogno, quelli sono molto più sicuri di noi cha abbiamo tanti anni di mestiere sul groppone. Magari anche noi, alla loro età, avevamo la stessa spavalderia, la stessa dose di incoscienza, e oggi non ce ne ricordiamo più. Dietro le quinte sono stato io a chiedere loro: ragazzi, come fate ad affrontare questo palcoscenico?». Chi gli piace di più e con chi collaborerebbe? «Trovo molto bravi Rkomi, Mahmood e Blanco, La Rapresentante di Lista.

Se vogliono propormi qualcosa sono qui, il cellulare è sempre acceso».

Qui ha ritrovato lo storico rivale, Massimo Ranieri. «C’era davvero rivalità tra noi due, negli anni 60. Quando arrivò questo giovanotto da Napoli, io cantavo già da qualche anno. Ho pensato: però, è forte. Sapete com’è, arriva l’Atalanta e piano piano l’Atalanta diventa la Juve, l’Inter, il Milan. Occhio, mi sono detto. Avevamo entrambi voglia di arrivare: io venivo da una famiglia proletaria del Nord, lui da una famiglia operaia del Sud. Oggi ci ridiamo su, di quella rivalità».

Per niente stressato dal festival. Ogni mattina si fa la sua corsetttina, qualche chilometro con traguardo che costeggia il mare e la gente che lo saluta. Si riposerà dopo, almeno. Macché: «Domenica sono a “Domenica in” con tutti gli altri del festival e martedì sera sono già al Teatro Duse, a Bologna, col mio concerto, ho ancora due date». Come fa? «Affronto la vita giorno per giorno, mi alzo ottimista, ho un sacco di cose da fare. Dovessi rassegnarmi alla copertina, al divano e alla tv sarebbe la fine». Non c’è troppo spazio per la nostalgia anche se «nei ricordi più belli ci sono il tour con Lucio, la vittoria a Sanremo con Tozzi e Ruggeri, i concerti con Baglioni. Sempre in cerca del rapporto con gli altri, io. Mi piace il gioco di squadra». Nessun rimpianto? «Ho avuto talmente tante cose belle dalla vita che coltivare rimpianti mi sembrerebbe ingiusto».

Ma per tornare alla canzone di Sanremo, c’è una porta ancora che vorrebbe aprire? «Un tour con Barbra Streisand». Inossidabile Gianni.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 3 Febbraio 2022, 18:06
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