I Colla Zio: «La nostra musica fluida a Sanremo, dalla polifonia al rap. L'Ariston? Una scossa quasi mistica»

Esordio al Festival per la band milanese: «Prima suonavamo in strada»

I Colla Zio: «La nostra musica fluida a Sanremo, dalla polifonia al rap. L'Ariston? Una scossa quasi mistica»

di Totò Rizzo

Sanremo ha sempre la sua quota irriverenza, quarto d’ora di ricreazione, facciamo casino. I cinque di Colla Zio – Armo, Mala, Giampo, Berna e Petta, da 20 a 25 anni, da Milano – sanno bene il rischio che corrono. Ragion per cui, mettono le mani avanti e quasi autocitandosi (il titolo del brano in gara al festival è “Non mi va”) rispediscono il sospetto al mittente e dicono: «Non vorremmo deludere le aspettative ma veniamo per far musica anche se vi faremo divertire lo stesso». L’intervista su Zoom è un colorato zig-zag nel loro mondo giovane: un po’ realtà, un po’ fumetto. Si torturano i ricci, si stropicciano le felpe, cazzeggiano e si sfottono, saettano come anguille per cercare un posto a favore di microfono: sono giovani, gente, semmai l'avessimo dimenticato, gli stessi reduci da due anni di “prigionia Covid”. E adesso, giustamente, se la vogliono godere tutta.

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Siete a Sanremo, ragazzi: che effetto vi fa?

«Da un lato siamo gasati e parecchio, dall’altro spaventati: sensazioni miste. Forse anche mistiche, chissà: magari nelle cinque serate della gara lo diventeranno».

Questo festival sembra una seduta dallo psicoterapeuta. Si punta su di voi per dare una scossa al tutto.

«Non abbiamo paura, un po’ perché in realtà divertenti lo siamo. Però speriamo che la gente possa capire anche altro di noi. Quello che ci dispiace è che l’essere leggeri e simpatici debba essere associato sempre all’essere fenomeni da baraccone».

Non amate le etichette ma qui è quasi un pedaggio.

«Siamo in cinque, appassionati di tutti i generi: pop, indie, rock, rap, dance, Dalla-Daniele-Battisti per quel che riguarda i cantautori italiani. Ci piace contaminare e dunque più che fluidi siamo liquidi. Se proprio si vuole, eclettici».

Dal momento che siamo in tema, inedito a parte, togliamoci subito il pensiero senza mettervi nei guai. Per la serata delle cover su cosa siete orientati?

(Fanno il gesto delle manette ridendo) «Diciamo qualcosa di italiano».

Avete cominciato con la polifonia: come mai?

«Prima di raggranellare qualche soldino per comprare gli strumenti, cantavamo per strada, a cappella, di tutto: da Toto Cutugno ai gospel. La gente gradiva. Ci siamo detti: hai visto mai? Questo muro di voci è una marcia in più. Certo, poi ci mettiamo dentro qualcosa di più contemporaneo, il rappato, ad esempio. Senza presunzione: non è roba che si ascolta spesso, qui da noi».

Funziona il mix polifonia, band, orchestra sanremese?

«Altro che, una figata. E anche i professori approvano. Quando si suona insieme ci fanno capire che si divertono. Superato questo esame, ti senti quasi promosso».

Colla Zio, strano nome.

«Era l’invito alla colletta subito dopo le esibizioni per strada, quante monete nei cappellini…».

Cantate “Non mi va”. Ovvero?

«Sembra un rifiuto. Invece è un invito a darsi una mossa nei momenti in cui le cose girano male. Troppe volte, davanti alle difficoltà, si ha la tentazione di lasciar perdere. Bisognerebbe dire “non mi va” sempre e soltanto allo star male».

Dopo Sanremo esce l’album, “Rockabilly Carter”.

«È il nostro eroe, incontrato in una delle nostre gite: uno che, trovando sempre più difficoltà ad esprimersi, si è isolato tra due vallate e ha capito che la prima cosa da fare è cercare sé stessi».

Come una favola. E la morale della favola?

«C’è una comunicazione talmente satura che ci siamo persi, E non accade solo ai giovani. Lo vediamo anche tra gli adulti».

Dopo aver aperto i concerti di alcuni big, farete sul serio da soli anche in tour. Roma, Firenze, Bologna, Torino, Milano: dal 22 marzo al 4 aprile.

«Non vediamo l'ora. I quasi due anni di chiusure e restrizioni per il Covid ci hanno sbalestrato. Togliere il live a un musicista è come togliergli l'ossigeno. Torniamo sul palco carichi come mai. Finalmente vedere che faccia ha e che faccia fa la gente».

Fate gli scongiuri prima di rispondere: avete un piano B?

«Una volta sbarcati a Sanremo, non esisterà più un piano B».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 25 Gennaio 2023, 20:01
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