Tiziano Ferro: «Mi metto a nudo con sincerità. Le offese ricevute? Le ho perdonate, ma...»

Il cantautore presenta il nuovo album "Il mondo è nostro"

Tiziano Ferro: «Mi metto a nudo con sincerità. Le offese ricevute? Le ho perdonate, ma...»

di Rita Vecchio

MILANO - Chi conosce Tiziano Ferro sa che la sua arma migliore è l’autenticità. «Mettermi a nudo è più facile che inventare una versione altra di me che non saprei sostenere e la cui idea stessa mi atterrisce. Posso piacere o no, ma se mi tolgo il privilegio di essere quello che sono, cosa mi resta?». Il cantautore di Latina - 42 anni di cui 20 di carriera con traguardi discografici da record (“Rosso Relativo”, quasi 3 milioni di vendite e uno degli album italiani più venduti nella storia, “Alla mia età”, “L’amore è una cosa semplice”) e live a tanti zeri - non si smentisce nemmeno con l’album “Il mondo è nostro” che uscirà l’11 novembre a tre anni da “Accetto miracoli”. «Io sono un po’ alla vecchia. Penso si debba di tanto in tanto sparire - racconta Tiziano, nell’attesa di tornare nel 2023 in tour negli stadi (15, 17, 18 giugno a San Siro, Milano; 24, 25 giugno Stadio Olimpico, Roma) - Per questo i social non mi fanno impazzire, mi terrorizza lo stare sempre connessi, il parlare per forza anche quando non si ha niente da dire. La bellezza del ritorno, invece, è speciale».

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E allora, bentornato Tiziano. Che stato d’animo ha oggi?
«Positivo. Sto bene. “Il mondo è nostro” nasce nel periodo della pandemia, in cui mi sono concentrato più sulle opportunità che sul pessimismo. Quei mesi avevano rallentato il percorso di paternità che avevo intrapreso con Victor (Allen, sposato nel 2019, ndr) e che ci ha portato due bimbi (Andrés e Margherita, ndr) di cui sono orgoglioso. Mi hanno insegnato il senso di appartenenza. Non vivere questa esperienza (e me ne rendo conto solo ora) sarebbe stata una grave mancanza, sarebbe morta una parte di me importante. Siamo tanto indietro in tema di adozione. Pensi a quanto tempo, coppie ritenute idonee ad adottare, attendono bambini che nel frattempo diventano adulti dentro gli istituti».


Lei affronta il tema del ruolo dell’artista, in che modo è cambiato il suo?
«Vorrei non fosse cambiato. Ho una idea romantica dell’artista. Per me è colui che si sporca, che non si può corrompere, che è libero. Però, spesso, l’artista si siede su un piedistallo e sui privilegi. “Il mondo è nostro” è un’esortazione: se non puoi dare il massimo, prova almeno a dare il minimo. Non so quanto io ci riesca. So di certo, però, che metto in ballo la mia storia e lo faccio senza fine».


Nel disco ci sono tanti nomi di artisti.
«Sono nomi di cui nutro grande stima. Caparezza era uno dei miei sogni nel cassetto. Vecchioni è un genio e da genio ha capito il sarcasmo del brano. Con thasup è nato tutto da messaggi su Instagram ed è proseguito con un fitto scambio di file, beat e idee. Ambra è un’amica. Sting è stato una sorpresa dell’ultimo minuto. Il brano è suo ed è stato molto generoso».


In “Paradiso dei bugiardi” traspare sofferenza. Parla di pagliacci vigliacchi e usa termini forti. Ha perdonato quelle “offese ricevute, gratuite, infamanti e spesso false”?
«Sì. Il bene fa bene a chi lo pratica. Intossicarsi per ferire l’altro non ha senso. Questo non significa che io sia cieco o sordo. Canto sì di essere un “vincente gladiatore” per poi, nel verso seguente, “gettare in mare il corpo perché morire è il mio talento migliore”. L’unica cosa che so fare è inseguire la verità. Non riesco a far vedere solo la parte migliore e patinata di me. Il gladiatore è uno forte, sì. E io lo sono, vado di fronte a muri di cemento, ma il gladiatore è anche colui la cui morte è l’intrattenimento altrui».


Ha perdonato anche Fedez che lo ha invitato a un tavolo a parlare di bullismo per quei versi contenuti nel brano datato 2011?
«Io ho perdonato e vado avanti. Ma quella canzone è lì, a fare streaming e a produrre ricchezza. E io parlo di me, di quello che ho subìto e delle offese che continuerò a ricevere ascoltandolo quando qualcuno lo suona, perché quel brano (“Tutto il contrario”, ndr) non è stato ritirato dal mercato. È facile invitare le persone a prendere un caffè. Io quando ho sbagliato, ho pagato. Per intero. Sempre. Per cui, io non faccio la giustizia per nessuno, ognuno si deve mettere a disposizione della giustizia. Io non sono uno dalle mezze misure. Quando e se offenderò qualcuno chiederò scusa, o ci rimetterò la faccia».


Come vede l’Italia dall’America?
«Io vivo in California ed è come vivere in una bolla. Non sento di essere mai andato via dal mio Paese, non ho mai avuto il mito dell’America. Io vivo là perché ho seguito per istinto un’opportunità e perché ho una famiglia, meravigliosa».


Ha seguito la querelle dell’articolo volto al femminile/maschile per Giorgia Meloni?
«Sono appena arrivato da LA. Non l’ho proprio seguita. Non saprei rispondere».


E della denuncia di Striscia alla Rai che non avrebbe pagato i diritti di riproduzione di alcuni brani?
«Non so nemmeno questa. Però se la Rai mi deve qualcosa, vorrei saperlo (ride, ndr)».


È sincero?
«Lo sono sempre. Nel bene e nel male. Non riesco a cantare in playback (e si è visto), immagini se riesco a inventare una storia. Sa quante volte ho desiderato far l’attore per vedere cosa si prova a interpretare l’opposto di me stesso?».

IL DISCO 

Lo ha definito crepuscolare, ovvero dalla metrica più tenue rispetto agli altri suoi album. Il mondo è nostro (Virgin Records/Universal Music Italia), è un chiaroscuro di battaglie personali che sviscera nel profondo l'umanità, tra divertissement e ballad, in un mix di elettro anni 80, hip pop, r'n'b, funky e swing.
Ferro si fa gladiatore sull'onda di un intimo «I'm back» (Sono tornato). Tredici brani - incisi su cd, vinile e in cofanetto deluxe - in cui la vocalità baritonale che spinge al confine del tenorile, abbraccia linee strumentali nette.
Le voci registrate del suo compagno Victor e dei due figli che si sentono in sottofondo, accompagnano questo viaggio umano, dall'emozione della paternità (La prima festa del papà, Mi rimani tu, A parlare da zero) alla depressione (Addio amore mio), dalla consapevolezza di un presente a dibattere migliore di un futuro senza carattere alla sofferenza interiore, in bilico con la voglia di una gentile ma decisa rivalsa.
C'è tutto il mondo emotivo di Tiziano dentro. Compreso il ventaglio delle collaborazioni. Vecchioni (I Miti), Ambra (Ambra/Tiziano), thasup («r()t()nda»), Caparezza (L'angelo degli altri e di se stesso) e Sting (For her love), insieme agli autori Brunori, Di Martino, Sonzini (con cui Tiziano produce questo album), Dabbono, Mattei (ThaSupreme) e Kierszenbaum (Madonna, Lady Gaga).
È un disco sincero e vero.

Alla domanda se è merita attenzione, la risposta è certamente sì. 


Ultimo aggiornamento: Martedì 8 Novembre 2022, 08:48
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