Sting a Milano: un'ora e mezzo di show tra classici e nuove hit

Unica data italiana di My Songs Tour, il giro di live internazionali che si chiuderanno ad aprile prossimo a Las Vegas.

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di Rita Vecchio

Perché in fondo, bisogna sempre essere se stessi. Lo canta in “Englishman in New York”, dove la libertà di esprimersi viene prima di tutto. Lo sa bene Sting che in 50 anni di attività non ha mai smesso né di sperimentare, né tanto meno di mettersi in gioco. Stessa libertà che padroneggerà in un’ora e mezza di concerto, martedì sera al Mediolanum Forum di Assago, unica data italiana di My Songs Tour, il giro di live internazionali che si chiuderanno ad aprile prossimo a Las Vegas. A dimostrazione dell’affetto e stima dei suoi fan italiani - peraltro ricambiati, visto che da quattro decenni passa molte settimane nella sua casa toscana - i biglietti dei settori migliori (dai 155,25 euro ai 63,25, escluso commissioni), sono esauriti da tempo.

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Venti brani per assaporare la sua musica intramontabile. Ce lo immaginiamo salire sul palco milanese con il suo fare semplice, con una t-shirt e pantaloni neri stretch e slim, come fosse uno della porta accanto che suona per un po’ di amici, circa 10mila spettatori. Una scaletta che lo attraverserà nelle scelte e nelle varie strade percorse nella sua vita artistica. “Message in a bottle” siglerà gli accordi dell’inizio, seguita da “If I ever lose my faith in you” e da “Englishman in New York”, con hit vere, di quelle che restano senza tempo. Perché anche se recenti, tratti dall’ultimo album “The Bridge” come i probabili titoli che ha scelto per stasera “For her love”, brano evocativo del periodo di “Fields of Gold”, o l’indie-pop “If It’s Love” o “Rushing Water”, sono brani duraturi.


A 71 anni, quello che al secolo era Gordon Matthew Thomas Sumner ed ex co-fondatore di una delle band dal sound punk rock, reggae e jazz più importanti degli anni 80, The Police, dà uno schiaffo a tutti, come bassista, come voce, come autore. I 17 Grammy Awards ne sono testimonianza. E in scaletta, saranno immancabili “Every Little Thing She Does Is Magic”, “Wrapped Around Your Finger”, “Walking on the Moon”, “So lonely”, dal sound reggae e punk rock e con il refrain di “No Woman, No Cry” di Bob Marley e The Wailers. Mentre “King of Pain”, probabilmente anche stasera come nella recente data di Oslo, sarà suonata in duetto con il figlio Joe Sumner che sarà con lui sul palco. Sarà lui ad aprire, come negli altri live - compreso il primo della ripresa tour il 5 ottobre a Reims - il concerto del padre con la sua “You You You”. Insieme ci saranno Dominic Miller, inseparabile braccio destro dagli anni 90 e suo figlio Rufus alla chitarra acustica. Shane Sager all’armonica, Josh Freese alla batteria, le voci di Gene Noble e Melissa Musique, dal suono soul che spicca in “Whenever I Say Your Name”. O a metà scaletta, “Brand new day”, la title track di uno dei suoi migliori album datato1999.
Quasi certamente ci sarà “Shape of my Heart” il frammento di “Lucid Dreams” in memoria di Juice WRLD (nonostante la causa per i diritti del brano).

Sul finale, “Every Breath You Take”, che dal 1983, resta uno dei più importanti successi della sua storia (e di quella dei Police). Come non mancherà, inutile scommetterci, una delle più celebri hit di Sting, l’arabeggiante “Desert Rose”, singolo del 2000 scritto con la collaborazione del cantante algerino Cheb Mami, e “What Could Have Been”, su cui scorreranno le immagini tratte dalla serie Netflix “Arcane: League of Legends”, di cui è uno dei brani che compongono la colonna sonora. Per arrivare all’atto finale, con “Fragile”, brano con cui chiude sempre. Seduto con lo strumento in mano, e con parole quanto mai attuali: “That nothing comes from violence and nothing ever could” (“nulla viene dalla violenza e nulla potrebbe mai”). Ed è qui che Sting poserà il suo basso, inseparabile strumento fin dalla prima nota.


Ultimo aggiornamento: Martedì 25 Ottobre 2022, 21:28
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