Sanremo 2023, Ariete in gara con "Mare di guai": «Nuotando in una vasca di squali, racconta i mostri con cui devo combattere»

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di Rita Vecchio

L’anno scorso ci aveva provato e il brano non era entrato nella magica lista sanremese. Ma lei, Ariete, ci ha riprovato. Pronta a tutto, a critiche e ad applausi, persino a chi le dirà «che la immaginava maschio». E se nella canzone in gara “Mare di guai”, scritta da Calcutta e prodotta da Dardust, canta di “non sapere nuotare in una vasca di squali”, in realtà lo sa fare benissimo. Quello che colpisce, e la si apprezza, è il coraggio. L’educata sfacciataggine di chi ha delle proprie idee, portavoce della sua generazione, icona LGBT. Non si ritrae alle domande, alla faccia di chi (con più esperienza) si avvale della facoltà di non rispondere. Arianna Del Giaccio, 21 anni, di Anzio. In arte, Ariete. Le collaborazioni con Rkomi, Sick Luke, Alfa, Mecna, quelle con Madame e Franco126 nel disco "Specchio", il primo dopo 2 EP e dopo la partecipazione a X Factor nel 2019 (eliminata ai Bootcamp), la stima niente meno di Gianna Nannini. E un tatuaggio sul collo per ricordare Tame Impala, “New Person, Same Old Mistakes”. Il riferimento agli “stessi vecchi errori” non è certo Sanremo. «Sono onorata di essere in questo cast, tra queste canzoni. Grazie ad Amadeus è diventato il Festival della musica vera, in cui convivono nomi come Modà e Anna Oxa, Ariete e Marco Mengoni, Rosa Chemical e Cugini di Campagna». 

 

Che canzone è "Mare di guai"?

«Mi racconta, mi rappresenta, mi vede in una nuova veste. Qui parlo della mia vita. La scrittura di Edoardo (Calcutta, ndr) mi ha dato la forza di uscire dalla comfort zone in cui ero relegata». 

Nel testo, accanto a immagini di quotidianità, ci sono gli squali. Chi sono in realtà?

«I mostri che ho. Tanti me li invento, alcuni li combatto e con altri sto imparando a convivere. Sono le insicurezze di una ragazza della mia età. La paura di perdere qualcuno a cui si vuole bene (il brano è dedicato alla sua ex, ndr), il timore delle aspettative (Sanremo incluso) e di non essere abbastanza, la trepidazione nel sapere che la sua faccia tra due settimane sarà su Rai1 in diretta davanti a tanta gente».

Che tipo è Ariete? 

«Va a ballare, si diverte come fanno i coetanei. A parte qualche follia durante i miei 4 mesi in Brasile, a 16 anni (tipo prendere passaggi da sconosciuti o lanciarmi con le carrucole), non sono spericolata. Sono tornata in Italia più forte di prima». 

Droghe e alcol? 

«Sono molto parsimoniosa». 

Nella recente intervista al Corriere, ha detto: “I nostri nonni hanno avuto le palle, i nostri genitori si sono mangiati tutto”. Quindi la generazione di oggi come dovrebbe essere e cosa dovrebbe fare? 

«Dovrebbe reinventarsi, ma non ci si reinventa da soli.

Ci vorrebbe uno Stato che supporta e non mi pare lo stia facendo. Per quanto ci possiamo sforzare, da soli non si va da nessuna parte, restando un granello di sabbia. E' come se la nostra voce non sia ascoltata. Faccio l'esempio del bonus cultura che ci è stato tolto: a me aveva permesso di comprare libri, dischi, di andare ai concerti. Così anche per il lavoro (parola che mi sono tatuata): io sono una di quelle che in pandemia l'ha trovato, ma purtroppo tante persone sono in grande difficoltà». 

Ha già preso le distanze dal governo Giorgia Meloni. Immagino quindi che non abbia cambiato idea.

«Non ho nulla contro di lei. Credo però che da donna italiana e cristiana qual è, dovrebbe mettere in pratica il “vivi e lascia vivere”. Trovo assurdo dover leggere determinate idee di chiusura. Mi rendo conto che spesso noi giovani passiamo per quelli che qualsiasi cosa fanno, sbagliano. E di certo, io non voglio essere l’icona generazionale di nessuno. Ma spero davvero che arrivi il giorno in cui (maschio o femmina che sia) si possa uscire di casa come e con chi voglia senza essere giudicati, con i tacchi e con la gonna, mano nella mano senza che si venga accoltellati».

Lei è però considerata un punto di riferimento per chi vuol far ascoltare la voce della comunità LGBTQ. 

«Se in tanti mi prendono come esempio per coming out, mi fa piacere. Ma lo faccio in modo naturale. La cosa assurda è che ancora oggi si debba lottare per delle cose che dovrebbero essere già accettate dalla società civile».

Si è spesso esposta a criticare i social. 

«Perchè credo che la pandemia non abbia aiutato. Se posto qualcosa su Instagram, c’è sempre qualcuno che ha qualcosa da dire. Ciò demotiva un bel po’. Tutti possono dire tutto. Noi ragazzi siamo criticati perché stiamo spesso al telefono e sui social, però mi sembra che ad attaccarci siano anche gli adulti che non fanno diversamente da noi. Nessuna generazione ha avuto il tappeto rosso, per carità. Ma credo ci voglia rispetto reciproco. E io non mi limiterò mai nel dire la mia». 

Un’autocritica alla sua generazione?

«Abbiamo perso il concetto di impegno. Come mi dice mio padre (giornalista di cronaca nera, ndr), abbiamo fallito tutte le proteste. Credo abbia ragione. Ma se manca l’impegno, è perché nessuno ce lo ha insegnato». 


Ultimo aggiornamento: Domenica 19 Marzo 2023, 01:30
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