Sanremo 2020, Rula Jebreal: «Noi non valiamo meno degli uomini»

Sanremo 2020, Rula Jebreal: «Noi non valiamo meno degli uomini»

di ​Rita Vecchio
«Una donna vale davvero meno di un uomo?». Poche parole. Rimbombano nel roof del Teatro Ariston. É Rula Jebreal. Impossibile non vederla. Elegante. Gentile. In un tubino nero, la giornalista italo-israeliana di 46 anni - consigliera del presidente Macron per il gender gap, insegnante all’università di Miami sui diritti umani («Sono in ferie non retribuite», precisa), parla con i giornalisti in pausa caffè.

Ieri il suo monologo sulle donne (con polemiche dal centrodestra, di Salvini e Meloni in primis) subito dopo il videomessaggio di Roger Waters, sono stati uno dei protagonisti della prima serata. Perché è qui? «La musica è sempre di sollievo nella mia vita», risponde. E l’Italia è un po’ come la sua casa. «Sono arrivata 26 anni fa. Mia figlia ne ha oggi 23. Le condizioni delle donne sono migliorate? Sicuramente. Ma di strada se ne deve ancora fare». 
Il suo monologo atteso e criticato perché “senza contraddittorio”. 

«C’è un problema logico di fondo. Il contraddittorio all’Ariston con uno che ha picchiato la donna? Sarebbe una violenza ulteriore. Un insulto alla civiltà. Direi che il contraddittorio non ci vuole. O almeno io, non lo voglio. Sulla violenza contro le donne c’è un’emergenza nazionale. Un tema che tocca le nostre famiglie. Siamo indietro nel mondo». 

Faccia un esempio.
«Il revenge porn: negli Stati Uniti, una senatrice bravissima è stata costretta a dimettersi per delle foto intime fatte girare in rete. In Medio Oriente vieni ammazzata per questo. In Italia, sei donne in una settimana uccise. Di questa emergenza ne dovremmo parlare tutti i giorni. Facciamo la polemica sul mio cachet e poi non facciamo polemica sul fatto che le donne debbano ancora lottare per la parità salariale? Perché devo essere pagata il 25 per cento in meno. Una donna vale davvero meno di un uomo?» 

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 5 Febbraio 2020, 07:25
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