Sal Da Vinci, un artista dal cuore grande: «Ho visto gente che conoscevo in fila per un pasto, dovevo fare qualcosa!»

Sal Da Vinci, un artista dal cuore grande: «Ho visto gente che conoscevo in fila per un pasto, dovevo fare qualcosa!»

di Ida Di Grazia

Sal Da Vinci, un artista dal cuore grande: «Ho visto gente che conoscevo in fila per un pasto, dovevo fare qualcosa!».

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L’amore a cui non credi” è il nuovo singolo di Sal Da Vinci - composto insieme a Maurizio Fabrizio e Katia Astarita, scritto da Vincenzo Incenzo - che segue la pubblicazione di “Il cielo blu di Napoli”, “So’ Pazz E Te” con Vale Lambo e “Viento” che saranno inseriti nell’album che il cantante sta realizzando in studio, previsto in uscita per Settembre 2021.

Sal Da Vinci, è soddisfatto del lavoro per il nuovo album?

«Ci stiamo ancora lavorando, per essere certi che tutto abbia un suono omogeneo. In questo caso il lavoro di questo progetto artistico è sia mio che di Adriano Pennino che ha curato gli arrangiamenti. Nell’ultimo periodo mi sono venute in mente altre cose… mi devo fermare altrimenti faccio un triplo album (ride ndr..)».

Quale sarà il filo conduttore di questa nuova "fatica"?

«L'amore, sempre e solo l'amore, Non c'è altro modo per comunicare, almeno per me. Mi riesce molto facile parlare d’amore, di storie del quotidiano, di storie che mi appartengono in modo diretto. E' un album molto passionale, di pancia, racconto le varie sfaccettature dell’amore. E’ un progetto d’amore e ho fatto una dedica d’amore per l’amore. Siamo impreparati alla felicità perché pensiamo di non meritarla, ma non è così. In questo album ho dedicato una canzone anche al nuovo arrivato in famiglia, mio nipote»

Come si chiama?

«Mio nipote si chiama come me, Salvatore Sorrentino ( dice con fare particolarmente orgoglioso ndr.), la canzone invece "Nun cerc nient chiù", “Non cerco niente più”. questo piccolo angelo che è entrato in famiglia ci ha cambiato la vita».

Come si fa a cantare l’amore senza risultare banali?

«Il segreto è perseverare, nutrire il cammino che fai con la vita, noi ci innamoriamo tutti allo stesso modo. All'improvviso il cuore ti batte forte e... perdi la brocca, fai cose che nella vita normale non faresti, corri contro vento.  Poi ci sono milioni di tipi di amori, e non parlo solo tra uomo e donna ma nel senso universale del termine, quelli turbolenti, non corrisposti... mi è sempre piaciuto raccontarli attraverso la mia musica»

In “L’amore a cui non credi” lei scrive “Canterò finchè vità avrò”, è il suo testamento alle nuove generazioni?

«La prima volta che sono salito su un palco avevo sette anni, ero con mio padre.

Lui oltre ad essere un cantante della tradizione era un attore famoso di sceneggiata popolare, un giorno decise che in una delle sue opere ci doveva essere una canzone "Miracolo e' Natale". Si mise a scriverla per me insiemagli alutri autore, era il 1976 e da quel momento non sono più sceso dal palco. La perseveranza, l’amore e l’empatia con il pubblico mi ha fatto andare avanti, ho scoperto di avere una bella voce, di saperla usare e di poter scrivere di quello che sentivo e da lì non mi sono più fermato. Ho un pubblico meraviglioso che mi segue e mi permette di andare in giro in tutto il mondo. Durante l’anno, poi, mi dedico all'altro grande amore, il teatro, faccio in media 40-45 repliche. A dicembre 2019 ero al Tetro Augusteo di Napoli con un musical che ho scritto "La fabblica dei sogni" siamo stati campioni di incassi. Speriamo di poter ritornare presto»

Quali sono i sogni di un cantautore come lei?

«Sogno di migliorarmi, come persona e come artista, prima di andare all’altro mondo vorrei lasciare qualcosa di buono. La pandemia ci ha precipitato in una situazione spettrale che ci ha colti impreparati ma credo che dobbiamo correre ai ripari e correggere gli errori del passato»

La sento particolarmente emozionato nel parlare di questo tema... 

«Questa pandemia ha distrutto la vita di tantissime persone. Io abito in un quartiere piuttosto borghese, mai mi sarei aspettato di vedere certe cose»

Cioè?

«Un giorno, mentre passavo davanti alla chiesa di questi frati francescani che conosco da tantissimo tempo, ho visto una fila chilomentrica di gente che andava lì per un pasto. Pioveva e all'improvviso tra quelle persone ho scorto dei volti a me familiari. Ero sconvolto, la notte non ho dormito, mi dicevo "queste persone avevano un lavoro, che ci fanno qui? Perchè? Dovevo fare qualcosa!

E cosa  ha fatto?

«Parlando con i miei amici frati mi hanno detto che avevano un refettorio da ristrutturare, ma che per una serie di lungaggini burocratiche i lavori erano bloccati e non potevano più ristrutturarlo».

E quindi?

L'ho sistemato io insieme ad alcuni amici che hanno le mie stesse idee. L'ho fatto pensando a mio padre che ha conosciuto povertà, quella vera.  C’erano giorni in cui davvero non mangiava e io gli ho voluto dedicare questa casa dei poveri che inaugureremo il 5 di giugno (dopo averne curato per diversi mesi la ristrutturazione, Sal consegnerà una nuova mensa al “Ristoro Sant’Egidio” in occasione del 25° di canonizzazione del Santo ndr.). Un posto accogliente dove poter avere un pasto caldo, fare una doccia, essere visitati grazie ad un ambulatorio di medici volontari , per me questa è le felicità».

E' una cosa che le fa onore, perchè non voleva parlarne?

«E' una cosa a cui tengo molto, e non voglio che qualcuno possa pensare che io mi stia vantando di quello che abbiamo fatto. L'ho fatto con il cuore»


Ultimo aggiornamento: Lunedì 31 Maggio 2021, 22:57
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