Rocco Hunt: «Sono un rapper pop ma resto me stesso. L’Italia? Paese per vecchi, spaccato in due»

Parla il rapper campano, re degli streaming

Rocco Hunt: «Sono un rapper pop ma resto me stesso. L’Italia? Paese per vecchi, spaccato in due»

di Claudio Fabretti

«Una dichiarazione d’amore per la nostra terra». È lo spirito con cui Rocco Hunt affronterà le due serate speciali di “L’ammore overo – una notte fantastica”, il concerto evento ideato da Alessandro Siani all’Arena Flegrea di Napoli il 5 e il 6 luglio. Di questo e altro parliamo a Leggo con il rapper campano, ormai re Mida delle hit estive, con oltre 25 dischi di platino negli ultimi 2 anni tra Italia, Spagna e Francia, collaborazioni internazionali, oltre 4 milioni di ascoltatori mensili su Spotify e un repertorio che vanta 2,3 miliardi di stream totali.
Che tipo di evento sarà a Napoli?
«Porterò la mia band e i miei nuovi singoli, oltre a un repertorio molto variegato. Due serate ricche di musica, condivisione, ospiti, energia positiva e tante sorprese. Sarà l’antipasto del mio Summer Tour 2023, in partenza l’8 luglio».

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Nel frattempo, ha pubblicato il videoclip di “Non litighiamo più”, il suo nuovo singolo, che racconta un amore che a ogni litigio torna in piedi più forte di prima...
«Già perché il litigio può rendere fertile un rapporto, è spesso segno di interesse reciproco. È l’indifferenza la vera fine di tutto».
Perché ha deciso di girarlo a Corviale, periferia di Roma?
«Ho un rapporto forte con le periferie, fin da quella in cui sono nato, a Salerno. Ho girato video anche tra le Vele di Scampia. Mi resta l’umanità dell’incontro con quelle persone, le famiglie, i bambini, le signore che ci portavano la cena... Le periferie sono come paesi, piccole città nelle città».
Poi c’è quel verso “Non si fa pace con i missili”, che fa subito pensare alla guerra in Ucraina e alla controversa questione delle forniture di armi.
«Sono contro ogni guerra, da ambedue i lati. Dietro le guerre ci sono solo interessi politici ed economici. E le armi non possono aiutare la pace».
Anche quando servono per difendersi?
«È un discorso generale, non voglio prendere posizione in questo conflitto, anche se è chiaro che c’è stata un’aggressione».


Continua ad avere risultati eccezionali in termini di ascolti. Che effetto fa?
«Noi artisti abbiamo dovuto adattarci allo streaming. Io credo di esserci riuscito, anche se sono “un giovane vecchio”, uno che ama ancora ascoltare i dischi».
Come la mette con i fan della prima ora che le rinfacciano di essere diventato troppo pop?
«Sono sempre me stesso, anche se mi muovo tra rap e pop. Sono stato sul palco con Pino Daniele, Bennato, Avitabile. Ho cantato con Jovanotti e Ramazzotti. Le collaborazioni ti danno una visuale diversa, più aperta».
Tornerà a collaborare anche con la sua amica Ana Mena, che è ormai diventata un star anche qui?
«Lei era già una star, però, sì, l’ho aiutata qui in Italia, ma lei in compenso mi ha fatto conoscere in Spagna e in Francia. Per ora non abbiamo progetti insieme, ma restiamo in contatto».
Da osservatore della società, come vede questa Italia attuale?
«Un Paese per vecchi, in cui i giovani, specie al Sud, hanno sempre meno opportunità.

Io mi sono salvato con la musica, ma per tanti altri è dura. E i più deboli finiscono col farsi sedurre dalla criminalità».


Ultimo aggiornamento: Venerdì 9 Giugno 2023, 23:46
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