Riki: «Ora sono un altro, è stato determinante il lockdown»

Riki: «Ora sono un altro, è stato determinante il lockdown»

di Ida Di Grazia
Classe 1992, con oltre un milione di follower su Instagram, Riki fa il suo esordio nel mondo della
musica nel 2017, partecipando alla 16ma edizione di Amici di Maria De Filippi, dove vince nella
categoria Canto. La sua strada sembra tutta spianata, conquista le classifiche italiane, sbanca oltreoceano, va a Sanremo, ad un tratto però c’è una rottura con il suo pubblico e con se stesso. Ora Riki è tornato con un nuovo Album, “Popclub”, e una nuova consapevolezza di sé.

È un album interamente scritto da lei, perché scegliere di esordire con Litighiamo?
«Aveva un bel sound e poi fa da ponte tra quello che ero prima e quello che sono che è molto vario. Poi per la prima volta nella mia vita non ho scelto io da solo rispetto al passato, quest’anno ero combattuto, ma ho deciso di affidarmi al mio team, litighiamo era una delle papabili e poi abbiamo scelto insieme. Parla di questo rapporto un po' a metà di una coppia che litiga e che si fa i fatti suoi ed ha tante immagini molto belle, nel senso che la mia scrittura credo che si senta e abbia sempre queste figure un po' quasi da film, da cortometraggio, originali come quando dico ‘io che taglio corto e tu il contorno ai toast’ sono tutte immagini di contrasti molto carine».
 
A propositi della sua scrittura per immagini, i temi scelti come quello della prostituta Margot o della spogliarellista sono molto lontani dalle sue canzoni passate, Si sente cambiato?
«Che bella Margot, mi piace tanto! Sì hai ragione ho scelto di rischiare un po’, questo disco è figlio di tutto quel periodo in cui ho rinnegato quasi quello che avevo avuto in passato. Sono stato sulla cresta dell'onda dopo Amici tra il 2017 2018, poi ho voluto fare il Sudamerica e poi ho voluto un po' rinnegare tutto, ma semplicemente per reinventarmi e per poter apprezzare oggi o domani quello che riotterrò lavorando duramente. Sono molto strano, potevo continuare sulla falsariga di tutto quello che stavo facendo, invece ho fatto un po' quello sperimentale, un po' matto se vogliamo e ora questo disco è un po' figlio di quel periodo e un po' di quello che invece stavo già imbastendo per il futuro da febbraio in poi e poi vabbè c'è stato il lockdown e si è rimandato tutto. Margot è più cantautorale, l’altra è un po’ più diretta ed è un pezzo più dance. Ho voluto fare così perché voglio sempre riuscire a distaccarmi anche un po' da quello che ero in passato, ora voglio lavorare bene ritornare comunque a fare le cose come ho sempre fatto senza fare il matto però diciamo che per parlare sempre d'amore si fa sempre in tempo».
 
Ha scritto anche una canzone ‘ambientalista’, “Petali e vocoder” ispirata dal libro e dagli speech di Greta Thunberg. Un’altra scelta completamente diversa dal Riki di Amici
«Sì esatto, è una sorta di provocazione. Mi hanno sempre etichettato come quello pop, ma per me vuol solo dire che arrivo alla gente. Io mi ero stufato di dare alla gente i soliti temi e quindi ho deciso di trattarne di nuovi, lanciando come appunto ho fatto nell’ultima traccia, non a caso l’ho messa alla fine, dei messaggi importanti. C'è tanto menefreghismo, tanto finto perbenismo, in realtà credo che il nostro pianeta sia poi anche il punto di partenza di tutto, se sei menefreghista e maleducato maltratti sia il prossimo che anche la natura. Vedo però nelle generazioni più giovani, per fortuna, un po' più di ottimismo da questo punto di vista e quindi cerco anch’io di fare nel mio piccolo la mia parte. Senza voler insegnare niente a nessuno e questa canzone, che è recitata parla proprio di questo del rapporto che abbiamo con la natura con la tecnologia, con questi occhi che abbiamo spenti ma che sono illuminati indirettamente dallo schermo del cellulare».
 
Da come parla sembra che oggi sia un’altra persona completamente. Chi è Riki oggi?
«Cavoli hai ragione! E mi fa piacere sentirtelo dire e che si capisca. Devo ammettere che il lockdown in particolare, mi ha dato la possibilità di respirare. In questi tre anni ho fatto talmente tante esperienze che è come se avessi vissuto tre vite. Mi sono accorto di essere cresciuto tanto, mi sono reso conto delle cose belle che ho fatto ma anche degli errori e quindi per forza di cose cresci. Sembrerà banale, ma l’ho sperimentato sulla mia pelle. Per certi aspetti forse sono maturato anche tardi, però credo sia normale».

A proposito di colpi di testa, due anni fa all’improvviso sparì dai social, creando non poco scompiglio tra i fan. Che cosa è successo?
«In parte è come dicevo prima, è stato proprio un voler rifiutare tutto. Ancora adesso credo che i social debbano essere utilizzati in modo diverso perché noi abbiamo questo potere di poter parlare a tante persone e avere sempre gli stessi post con la foto dell'artista una volta, una volta all'evento poi vengono fuori alla fine pagine tutte uguali che non ti insegnano niente. Va bene la foto che sei all’Arena, ma vorrei che fosse un mezzo per veicolare messaggi importanti, il tuo mondo, quello a cui ti ispiri».

Cantare a Sanremo com’è stato? Ci sarà un bis…magari quest’anno?
«È stata un'esperienza che volevo fare, poi come ho metabolizzato durante il virus ho capito che per Sanremo devi avere o un background importante oppure devi trovarti in un certo momento storico. Se lo avessi fatto nel 2017-18, ad esempio, era tutta un'altra cosa.  L'ho fatto magari tardi oppure troppo presto a seconda di come lo vedi: tardi se pensi subito dopo da Amici, troppo presto se invece consideri la tua discografia. Detto ciò ti dico non quest'anno e magari neanche l'anno prossimo, devo avere il percorso giusto, una volta che riprendo tutto piano piano lavorando facendo delle belle canzoni e facendo bene tutto, perché no! Stiamo parlando della cosa più importante a livello musicale che c’è in Italia e poi sono uno che se si mette in testa una cosa la deve fare».

Le piacerebbe scrivere per qualcuno?
«Quando ero in Sony a parlare della promozione del disco, ho proprio detto che sarebbe bello iniziare ad aprire il guscio che mi sono creato e poter lavorare con tanti altri autori, scrivere per loro, perché credo di avere le capacità di farlo e soprattutto non l'ho mai fatto».
 
Ha già qualche idea?
«Io ho degli idoli di infanzia che sono Tiziano Ferro e Jovanotti, ma sinceramente ora non gliela darei una mia canzone. Non per essere snob, ci mancherebbe…anzi! Però mi piacerebbe scrivere per una donna… penso sia più stimolate. Forse Alessandra Amoroso».
 
Invece Feat?
«Anche qui non ci ho mai pensato però per esempio con ‘Sbagliato’ di Lowlow ho scritto il ritornello mentre ero in tour e devo dire che mi è piaciuto. La canzone poi è davvero bella, lui è un fenomeno, ha una penna incredibile. Per questo disco non ne ho fatto però più avanti perché no…e anche in questo caso penso sempre mi piacerebbe con una donna».

Ci sarà un tour live o streaming?
«Il 29 settembre farò un instore digitale con Amazon dove non voglio fare solo la classica cosa del saluto, anche perché non ci si potrà abbracciare come facevamo in passato, ma farò un mini live con quattro o cinque pezzi del disco nuovo, un po’ di pezzi vecchi e poi un’intervista tra virgolette con le fan, domande - risposte. Poi magari spiegare un po' di progetti, come nasce una canzone. La grafica del mio disco, cose che disegno ecc. Quando sarà possibile riprenderemo con i live, al Forum e Palaeur, ma quello che ho detto alla Sony è che voglio tornare a far sì che le persone si interessino a me attraverso le mie canzoni».

Lei è laureato in design, giusto?
«Sì si infatti ora sto disegnando una lampada che secondo me è molto bella, da tavolo che si chiama ‘per due’, perché è fatta da due elementi e l’uno non può esistere senza l’altro. Dopo la laurea ho aperto uno studio di design e grafica, ma è la prima volta che produco un oggetto vero e proprio, però è molto bello, elegante, semplice, minimale, funzionale e tecnologico tutto insieme».
 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 9 Settembre 2020, 09:28
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