Renzo Rubino: «"Lasciami stare" è il brano scritto senza demoni. È una canzone contro il malessere».

Renzo Rubino: «"Lasciami stare" è il brano scritto senza demoni. È una canzone contro il malessere».

di Rita Vecchio

«Lasciami stare di quella voce interiore che mi corrode da dentro», canta e suona Renzo Rubino in un ritmo trascinato dalle fanfare che riporta in un’epoca sognante. Sembra fuori dal tempo il suo ultimo singolo appena uscito che fa piacere ascoltare. Melodia elegante e raffinata, per il cantautore pugliese che qui si fa aiutare nella produzione artistica da Andrea Rodini e Giovanni Sala, è una conferma. Mesi di lockdown difficili, ma lui - due Festival di Sanremo, il premio della Critica Mia Martini, il premio dell’orchestra come migliore arrangiamento, dischi come Il gelato dopo il mare e Custodire - non si è fermato. «In questi mesi, ho scritto tanto. Sono riuscito a fare la seconda edizione di Porto Rubino, il festival in mare diventato docufilm presentato alla Festa del Cinema di Roma e trasmesso poi su SkyArte».

“Lasciami stare”: con chi ce l’ha? 

«Con me stesso. Mandiamo via le cose negative. Mandiamo via le cose brutte. È vero, viviamo un periodo complicato. Ma c’è del bello dietro l’angolo da scovare. È una canzone contro il malessere». 

 

Quando è stata scritta?

«Durante il primo lockdown. Erano i mesi in cui non si sapeva cosa sarebbe stato. Una condizione che ci ha messo di fronte a limiti e paure, a coraggio e forza. L’ho iniziata a canticchiare nella mia testa mentre passeggiavo con il mio cane a Milano, in via Borsieri: una di quelle serate di sconforto, mi avevano appena comunicato che tutte le date dei miei live erano state rinviate a data da definire». 

Via Borsieri è dove c’è il famoso jazz club, il Blue Note. 

«Sì. E io avevo un concerto anche lì, che è stato rimandato…»

Si è fermato?

«Gli artisti in questi mesi si sono divisi in quelli che hanno prodotto tanto e quelli che invece non avevano voglia.

Io sono uno che scrive canzoni esclusivamente per un disco. Sono uno che oggi potrebbe fare un’opera classica e domani una ballata. In questi mesi ho scritto molto, senza demoni».

Chi sarebbero i demoni?

«Il mondo mainstream per eccellenza. Fare concerti e vendere dischi, il Festival: è tutto bello, è tutto giusto. Ma la cosa principale per me è essere musicista e artista a prescindere da tutto. Voglio fare le cose belle che mi emozionano». 

Il giorno prima dell’uscita del singolo, Giuliano Sangiorgi ha preso la chitarra e l’ha cantata sui social.

«Una bella sorpresa. Giuliano ha capito me e io ha capito lui. Un artista che ama la vita e gli amici e che, come me, detesta le cose costruite. Viviamo di condivisione, di passioni, di musica. E come lui, Antonio Diodato. Non è un caso che sono stati tra i protagonisti del mio Porto Rubino». 

A proposito, il suo Festival lo rifarà la prossima estate?

«Sì. Sperando che riprenda tutto: teatri, cinema, live. Sarà legato al disco per bambini prodotto da Taketo Gohara (bravo produttore e sound engineer, ndr) che uscirà a maggio. Sono emozionato di ritornare in studio».

Lei dice: sperando che riprendano teatri, cinema, concerti. La politica c’è stata?

«Non ha fatto nulla. Il mondo degli artisti è stato fin troppo rispettoso delle istituzioni. Ci ritengono “quelli che fanno divertire”. Non sottovaluto il Covid, so cosa significa essere contagiati. Ma il settore è fondamentale per combattere la depressione collettiva che la pandemia sta creando. Possono anche cambiare dieci governi, ma importante è chi agisca al più presto».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 17 Febbraio 2021, 23:01
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