Renato Zero "Il Folle": «Molliamo i telefonini e torniamo a fare figli»

Renato Zero "Il Folle": «Molliamo i telefonini e torniamo a fare figli»

di Claudio Fabretti
ROMA - «Zero era diventato troppo invadente, l’ho dovuto rimettere a posto. Ma ormai dormiamo nello stesso letto e usiamo lo stesso rasoio. Devo tutto a lui, mi ha strappato a 15 anni dalla noia, facendomi cambiare vita». È un compleanno per due, quello che Renato Zero festeggia con il suo nuovo disco.

Da un lato l’uomo, Renato, 69 anni pieni di gioie e cicatrici. Dall’altro Zero il folle, il suo alter ego artistico, incorreggibile maestro di stravaganza, trasformismo e trasgressione. Un titolo non casuale, quello del suo nuovo album, in uscita venerdì, che l’artista romano celebra all’Auditorium, in compagnia di giornalisti e fan. Tredici canzoni in cui rivendica il suo essere «portatore sano di coraggio», affrontando senza giri di parole alcune delle questioni d’attualità più calde.

A partire dalla dipendenza dalle tecnologie e dai social: «A Facebook preferisco il citofono» - sintetizza da par suo, mani giunte sul microfono e occhialoni da sole glitter, ammonendo: «Ai concerti non violentate le vostre pupille dentro quei quadratini, guardate lo spettacolo con i vostri occhi, non attraverso i telefonini». Quindi inciampa su «Sara Ferragni», modello da emulare e superare. E a chi gli ricorda che in realtà si chiama Chiara, replica beffardo: «Vedi, noi della giungla non siamo aggiornati...».
 
 

Ma ci sono anche i corsi e ricorsi storici. Come quello dei famigerati spermatozoi, che erano «l’unica forza, tutto ciò che hai» (Il cielo) e che ora sono destinatari di un appello pressante: «Coraggio, sveglia, un sesso più decente e molto meno inconcludente» (La culla è vuota).

Perché la natalità, per Zero, è un valore fondamentale: «Non voglio certo le catene di montaggio e non si può pensare di ripopolare facendo figli per poi abbandonarli al loro destino. Ma la procreazione è un modo per garantirsi una continuità. Io ad esempio ho adottato Roberto, che mi ha fatto nonno di due nipoti». Ed è un attimo slittare nel terreno scivolosissimo dell’aborto: «Non mi sento di puntare il dito contro le donne che abortiscono, ad esempio in casi di violenza. Però non può essere usato come anticoncezionale», chiarisce Zero.

Del resto, non può essere certo uno come lui a fare la morale, «un peccatore eccellente, che non si aspetta un trattamento speciale dai piani superiori» e che si ricorda «diciottenne pieno di curiosità e voglia di sfogarsi, andando a scoprire gli anfratti dell’anatomia, mentre oggi si sfogano a 60 e divorziano a 70».

Lui, invece, nonostante i 69 anni, non arretra di un millimetro: «Non diventerò mai conservatore, ho mandato affanculo la borghesia da ragazzo e non mi sono mai pentito». E così oggi nel suo mirino, oltre ai soliti bigotti, ci sono gli opinionisti da poltrona. Come quelli che attaccano Greta Thunberg: «Se una bimbetta si permette di alzare il dito dicendo che vuole un mondo pulito dove crescere, non lo trovo scandaloso. Eppure sui social le rivolgono insulti che non meriterebbe neanche un politico». Uno Zero in grande spolvero, insomma, che non ha più neanche paura della morte: «Io sono morto tante volte. Ora però penso agli amici che mi hanno lasciato: Dalla, Graziani, Mango. Dedicare a loro Quattro passi nel blu è un atto dovuto».
Ultimo aggiornamento: Martedì 1 Ottobre 2019, 08:18
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