Nuovo disco dei Porcupine Tree dopo 12 anni: «È la sintesi del nostro rock universale»

Nuovo disco dei Porcupine Tree dopo 12 anni: «È la sintesi del nostro rock universale»

di Claudio Fabretti

L’Albero del Porcospino torna a dare frutti dopo 12 anni. Tanti ne sono passati dall’uscita di “The Incident” che sembrava aver segnato il canto del cigno per la band britannica. Invece, rieccoli qua, Steven Wilson e compagni, con il loro undicesimo album, intitolato “Closure/Continuation”, in uscita domani. In concomitanza con la pubblicazione, andrà anche in onda su Sky Arte il documentario “Porcupine Tree – Il Ritorno”. Ne parliamo assieme allo stesso Wilson e al tastierista, Richard Barbieri (ex-Japan).


Wilson, si può dire che questo disco sia un po’ la sintesi della vostra storia?
«Sì, racchiude la quintessenza dei Porcupine Tree, un gruppo libero di musicisti, che amano il progressive rock ma anche l’elettronica, l’industrial, il metal, l’ambient. Insomma, ha il tipico Dna del gruppo».


È stata una sorpresa rivedervi insieme. È un progetto “one shot” o prelude ad altri nuovi lavori della band?
«In realtà non ci siamo mai sciolti. Siamo rimasti fermi 12 anni perché ognuno di noi si è dedicato ad altri progetti solisti e paralleli. Ora, semplicemente, avevamo delle canzoni giuste per un disco dei Porcupine Tree. Potrà ricapitare anche in futuro».


Le vostre canzoni hanno avuto spesso spunti narrativi distopici. La pandemia ha inciso ancor di più sui testi?
«Sono successe molte cose “distopiche” in questi anni. Penso all’elezione di Donald Trump, alla Brexit, certamente alla pandemia, ma anche a questa assurda guerra.

Sì, le nostre canzoni riflettono questi anni di smarrimento, ma non hanno un filo comune, essendo state composte in dieci anni. Non è un concept-album, insomma».


C’è però un brano che si apre alla speranza: il singolo “Of The New Day”.
«È una canzone di rinascita, che emerge dall’oscurità. Sembra quasi semplice, una tipica ballata in pieno stile Porcupine Tree. Tutto questo fino a quando non si nota che la lunghezza delle barre cambia costantemente, dai tradizionali 4/4 a 3/4, da 5/4 ai 6/4, 11/4, quindi la traccia non ha mai un ritmo definito».


In Italia avete sempre molti fan. Farete una sola data, però, a Milano il 24 ottobre al Mediolanum Forum di Assago. Che concerto sarà?
«Proporremo l’album per intero o quasi, più qualche altro brano dalla nostra produzione passata, sicuramente un pezzo da “Stupid Dream” e uno da “Lightbulb Sun”. Non ci sarà un particolare impianto visuale, pensiamo che la gente abbia voglia di vedere noi, non i nostri avatar».


Infine, una domanda per Barbieri: come si è evoluto il suono della sua tastiera dai Japan ad oggi?
«Il mio approccio non è mai cambiato, semmai è stato il contesto musicale a mutare. Comunque, i Japan erano un gruppo dinamico, aperto, proprio come i Porcupine Tree: non è stato difficile per me adattarmi al nuovo processo di composizione».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 23 Giugno 2022, 07:57
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