Pinguini Tattici Nucleari: «AHIA!, ecco il disco per battere questo fottutissimo Covid»

Pinguini Tattici Nucleari: «AHIA!, ecco il disco per battere questo fottutissimo Covid»

di Rita Vecchio

Ironia. Satira. E mettiamoci dentro la musica pop, folk e un po’ urban. Ed ecco AHIA!, l’EP in uscita venerdì prossimo dei Pinguini Tattici Nucleari anticipato dai  due singoli La Storia Infinita (disco d’oro) e da Scooby Doo. Il sestetto bergamasco - capeggiato da Riccardo Zanotti, il 26enne che ha avuto l’idea del progetto insieme ai suoi compagni Elio Biffi (tastiere), Nicola Buttafuoco (chitarra), Matteo Locati (batteria), Simone Pagani (basso) e Lorenzo Pasini (chitarra) - ritorna in pista. A febbraio il terzo posto a Sanremo con Ringo Starr e un tour nei palazzetti sold out spostato per ovvi motivi. E i PTN, che saranno tra gli ospiti di stasera di X Factor su SkyUno, un po’ di amarezza ce l’hanno: «Ci eravamo prospettati un anno di ribalta. Di successi. E di rivendicazione. E invece, eccoci qui. A non vedere l’ora di uscire da questo mostro terribile chiamato Covid con cui abbiamo dovuto imparare a convivere». 

Parole vostre: un “fottutissimo 2020”. Arrabbiati? 

«All’inizio lo eravamo. Sarebbe dovuto essere il nostro anno. Non ci siamo pianti addosso. Ma sicuramente ci stiamo leccando le ferite». 

Più le dissacrazioni che le consacrazioni?

«Sì. Fino all’anno scorso, siamo stati presi sottogamba. Questa cosa ci ha fatto un po’ male, ma ci ha permesso di crescere e capire i punti di forza e di debolezza».

Punto di forza è anche l’essere gruppo?

«Certo: la somma di noi sei dà molto di più che non ognuno di noi preso singolarmente». 

Vi mancano i live?


«Tantissimo. Siamo nati sul palco. Sono la dimensione più distintiva della nostra band. La strada iniziata nei piccoli club e finita nei palazzetti (di cui per ora siamo stati giustamente privati) dà l’idea quantitativa della storia in divenire. É difficile accettare il non essersi potuti conquistare ciò che era conquistabile.

E cioè, l’applauso e l’energia di tante persone».

La politica?

«La politica è parte della società. Non ha fatto ancora abbastanza per il mondo dello spettacolo. Fino a qualche mese fa c’era il pensiero oligarchico che nei live esistesse solo l’artista. Adesso esistono il fonico, il macchinista, l’operatore, i tecnici. Il Covid ha permesso di narrare una storia diversa. E su Conte che ci ha definito artisti che “fanno divertire”: beh, noi facciamo divertire e non ci siamo offesi. Ma certamente l’arte non può essere definita con un aggettivo».

Chi sono le maschere del singolo Scooby Doo?

«La parte peggiore che spesso indossano gli esseri umani. Indossiamo tutti delle maschere di pirandelliana memoria. Dovremmo essere meno imbruttiti».

Sanremo cosa vi ha insegnato? 

«A non farci paranoie. Pensavamo saremmo stati dei pesci fuor d’acqua e invece, tutti e sei insieme, ci siamo scoperti squali che stavano bene in quell’ecosistema. E come tali, se fossimo rimasti fermi in questi mesi saremmo morti». 

Un Ep e un romanzo. Stesso titolo: Ahia! E in preparazione un Sanremo bis?

«In un futuro, sicuramente. Nel un futuro prossimo, no. Non si può andare con una canzone a casaccio». 

In queste nuove sette tracce nessun duetto. 

«Abbiamo provato a fare qualcosa. Ma non ha funzionato. In Italia il featuring nasce  più per ragioni commerciali che artistiche. Ma non si può usare la carta dei duetti studiati a tavolino per riempire il disco». 

Qualcuno dice che vi siete snaturati a Sanremo? 

«Qualcuno che fa polemica su questo, c’è da prima ancora di andare a Sanremo. La verità è che siamo in continua evoluzione. Abbiamo anime e sfaccettature che cambiano. Dal primo disco ad oggi. Rimaniamo noi stessi, però. Abbiamo un nostro linguaggio, senza paraocchi. Il modello è quello dei Queen, un mondo a sé stante». 

(foto Mattia Guolo)


Ultimo aggiornamento: Giovedì 3 Dicembre 2020, 14:12
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