I Perturbazione e il nuovo album “(Dis)amore”: «Torniamo al concept anni '70, ma siamo una band anemica»

I Perturbazione e il nuovo album “(Dis)amore”: «Torniamo al concept anni '70, ma siamo una band anemica»

di Rita Vecchio
MILANO - Sanno di quel tipo di anacronismo che fa bene alla musica. Perturbazione, la band piemontese che da più di 20 anni fonde il rock al cantautorato e viceversa, torna con (Dis)amore, disco di 23 inediti in uscita domani. Un concept, dalla prima all'ultima canzone. La formazione è quella del 2014 (dopo l'uscita di Gigi Giancursi ed Elena Diana), con il frontman Tommaso Cerasuolo, Cristiano Lo Mele (chitarra), Alex Baracco (basso) e Rossano Lo Mele (batteria). Ed è Cerasuolo, in videocall, che risponde alle domande: gentile e sorridente, sullo sfondo una cameretta piena di vita familiare, tra cartoline e quaderni.

Bentornati, Perturbazione.
«Grazie. Ritorniamo con un bagaglio di canzoni. Come fossero cambi di inquadratura su amore e disamore. Una storia attorno a due protagonisti che vivono passione, silenzio e per ultimo l'assenza. In copertina una chiave, metafora della capsula del tempo. Il video del singolo Io mi domando se eravamo noi, diretto dal regista Fabio Capalbo è stato girato in una Milano affollata, poche ore prima del lockdown. Fa impressione vederlo ora».

Già, come ha vissuto la quarantena?
«In casa, tra didattica a distanza di figli e moglie insegnante, tra il contendersi pc e lavatrici. E al posto della mia bici, a fare su e giù per le scale, e lezioni yoga formato famiglia. Tipico di questi tempi (ride, ndr)».

Il disco sembra un sequel. Da un Cercando pornografia che ti somiglia al titolo di coda: Nessun cuore è stato maltrattato durante la produzione di questo disco.
«Per dire che non abbiamo raccontato il vissuto di uno dei Perturbazione. Anche se, a 47 anni, abbiamo attraversato anche noi amori e disamori».

Concept anni 70.
«Può sembrare greve. Del tipo: oh guarda i dinosauri del rock. In realtà è un disco sottoprodotto: non un glutammato di musica tutta uguale, ma essenziale e senza sovrastrutture».

Sempre rock anemico il vostro?
«Siamo autodidatti. Rispetto ai tempi di Dalla e De Gregori o alla tradizione anglosassone è come se ci mancasse qualcosa. Quindi sì. Anemico».

Avete pensato a tornare a cantare in inglese?
«L'idea è balenata».

E fare il giudice al talent?
«Non ho il carattere. Sono per la cooperazione, non per la competizione. Si è visto anche a Sanremo. Sarebbe bello se in tv si smettesse con il credere alla finta Nashville dei poveri, con interpreti e autori. E si parlasse di scrittura musicale. La grande canzone non è prêt-à-porter».

Niente live...
«Compreso il nostro tour con l'attore Francesco Montanari: la musica che incrocia la narrazione. Urge uno spirito dialogante con la politica. Sui nostri social stiamo cercando di dire la nostra con varie associazioni».

In passato avevate sostenuto Woodstock 5 Stelle di Grillo.
«Era prima che il movimento prendesse la forma che ha adesso. Non condivido l'aula indignata a tutti i costi. Questa idea di democrazia è un miraggio che ci ha spaventato».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 28 Maggio 2020, 09:50
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