Belli in teatro a Roma: «Sul palco rivivo la mia vita ma senza mai prendermi sul serio»

Intervista al musicista e showman in scena a Roma

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di Claudio Fabretti

«Ogni sera sul palco rivivo la mia storia, i momenti belli e quelli bui. Con tanta ironia e tanta musica». È la ricetta dell’intrattenimento firmata Paolo Belli, che il 6 aprile chiuderà a Roma, al Teatro Olimpico, la tournée di “Pur di far commedia”.
Com’è nato lo show?
«Alberto Di Risio, il regista, che l’ha scritto con me, mi dice sempre che sono un grande entertainer, che so cantare, fare musica, tenere il palcoscenico. E alla fine la reazione del pubblico è riuscita a convincermi».
Era insicuro?
«Sono sempre ansioso di migliorare: filmo i miei show e la sera in albergo mi rivedo per capire come correggere eventuali errori. Ma sul palco poi divento tranquillo, mi sento a casa».
Dal titolo sembra l‘evoluzione naturale del precedente tour “Pur di fare Musica”...
«È così, qui torna anche la mia passione per il teatro, per il racconto. Mi piace lo stile del Saturday Night Live di John Belushi. Nello show si ride tanto e il pubblico alla fine lascia la sala soddisfatto. “Per due ore mi hai fatto smettere di pensare a tutto”, è stato il complimento più bello che ho ricevuto».

 


A proposito di ironia e musica. Dieci anni senza Jannacci, uno dei suoi maestri...
«Lui è stato come un padre per me, sono stato a lungo il suo stalker, lo seguivo ovunque. Era un fuoriclasse del jazz, suonava con i migliori, ma ai suoi concerti c’era un grande senso di leggerezza. Da lui ho imparato l’arte di non prendersi mai sul serio. In fondo, l’autoironia è la miglior forma di serietà».
Ha parlato di momenti bui. Quali sono stati?
«Quelli successivi alla fine dell’esperienza con i Ladri di biciclette. Ero smarrito, non mi chiamava più nessuno. Poi, per fortuna, ne sono uscito fuori. Grazie ai miei amici, ai miei musicisti, e a mia moglie».
Che cosa le diceva?
«Insisteva su un fatto: “Paolo, tu sai fare solo il musicista, devi fare quello nella vita”. E per fortuna ho seguito il suo consiglio».
Com’è cambiato da allora il musicista Belli?
«All’inizio ero molto ignorante, ora lo sono sempre meno. Divoro tutto, soprattutto il jazz, la mia musica del cuore. Ma sono stato appassionato di Genesis, di hard rock, di punk, adoravo i Clash. Ora ascolto molta musica latino-americana: Pérez Prado, Tito Puente...».
Pubblicherà un nuovo disco?
«Vorrei dedicarmi al secondo capitolo di “La musica che ci gira intorno”, con nuove versioni per orchestra di classici italiani. Ma è un progetto che richiede tanto tempo, all’epoca riuscii a realizzarlo solo perché c’era il lockdown. Nel frattempo, vorrei far uscire a fine anno un disco con un po’ di miei inediti e qualche rivisitazione di miei pezzi, da solista e con i Ladri di biciclette».
“Ballando con le stelle” è ormai un successo garantito. Ma non spinge un po’ troppo sulle polemiche ultimamente?
«È uno show, chi firma sa cosa si trova davanti. Poi io sono della scuola di Milly Carlucci e di Fabrizio Frizzi, bisogna sapere che si entra nelle case delle persone e farlo con educazione. A volte c’è chi supera un po’ il limite».
Ci sarà anche nella prossima edizione?
«Pare di sì, incrociando le dita. Dopo 17 anni, non è mai scontato».
Ultima domanda extra-musicale. Cos’è per lei oggi il ciclismo?
«È la mia vita. È il piacere di fare fatica. È sempre stato così».
Il suo ciclista preferito?
«Io ero un fan di Saronni ai tempi del dualismo con Moser.

Oggi mi piace molto Pippo Ganna: è veramente un campione, un super-fico!».


Ultimo aggiornamento: Martedì 4 Aprile 2023, 08:04
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