Nicola Piovani in concerto: "La musica è pericolosa"

Nicola Piovani in concerto: "La musica è pericolosa"

di Silvia Natella
Si serve di più forme d’arte Nicola Piovani per raccontare la sua opera e la sua carriera e arricchisce il concerto dal titolo La musica è pericolosa, al Teatro Argentina di Roma dal 7 all’11 giugno, con immagini sullo sfondo e aneddoti divertenti ed emozionanti. 

Vero e proprio uomo di spettacolo, intrattiene il pubblico non solo con le mani mentre siede al pianoforte, ma anche con parole e ironia. L’intento del compositore e premio Oscar è quello di comunicare la bellezza e i rischi di una passione che non conosce limiti. Le note incontrano il cinema perché le colonne sonore di Piovani hanno accompagnato le scene di alcuni dei film più belli e memorabili degli ultimi quattro decenni. 

Davanti a un teatro sold out e ad amici celebri, primo fra tutti Roberto Benigni, l’artista ripercorre le sue collaborazioni più prestigiose cominciando con Federico Fellini, mentre sullo schermo scorrono i fotogrammi delle pellicole Ginger e Fred e L’intervista e i musicisti intonano i brani scritti dal maestro. Seguono gli omaggi a Mario Monicelli con le melodie composte per Il marchese del Grillo e a Saverio Costanzo, regista di Hungry Hearts. Toccanti i momenti in cui la voce di Marcello Mastroianni che canta “Caminito” riecheggia in teatro e quando Piovani mostra le foto di Vincenzo Cerami.

Sul palco cinque musicisti per il doppio degli strumenti: gli arrangiamenti sono eseguiti al pianoforte, ma di volta in volta si inseriscono le tastiere, la fisarmonica, la chitarra, il violoncello, il sax, il contrabbasso, la batteria e le percussioni. Le esibizioni di questa piccola orchestra si alternano a una narrazione semplice ma efficace, a tratti didascalica. Piovani si fa cantastorie recuperando dal mondo classico e biblico il mito del canto delle sirene e la Danza dei sette veli dell’ammaliatrice e crudele Salomé, la cui sensualità viene riprodotta dal clarinetto. Lo fa per ricordare agli spettatori che “la musica è pericolosa”, come gli disse una volta Federico Fellini. Attraverso la vita vissuta e i vari generi musicali sperimentati nel corso degli anni, il pianista romano costruisce momenti intensi,  incalza sui tasti dello strumento, esibisce uno stile e un’estetica inconfondibili. La fonte di ispirazione è sempre stata la realtà, come quelle campane del convento delle suore di Ivrea che gli hanno impresso nella mente la successione ripetuta del re-mi-fa, motivo ricorrente nel Bombarolo di Fabrizio De André.

La banda del paese ascoltata da bambino ha invece ispirato il brano dell'ingresso in scena di Benigni in Tutto Dante. Gli strumenti a fiato e i piatti hanno il potere di coinvolgere il pubblico che però trattiene a fatica le lacrime quando l’orchestra suona l’indimenticabile soundtrack de La vita è bella. Il bis, tuttavia, lo concede per Quanto t’ho amato, la canzone sentimentale che l’attore e regista toscano gli aveva chiesto per concludere uno spettacolo comico. Una melodia semplice che parla d’amore, ma alla fine “le parole non contano, conta la musica”. 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 16 Giugno 2017, 08:31
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