Mobrici: «Io, cantautore senza filtri. La politica? E' molto più indietro rispetto alla realtà che viviamo»

Da solista, dopo lo scioglimento dei Canova, pubblica il suo secondo album: "Gli anni di Cristo". Ad anticiparlo i singoli “Figli del futuro”, “Piccola” e “Luci del Colosseo”. Sold out i concerti di Milano e Roma

Mobrici: «Io, cantautore senza filtri. La politica? E' molto più indietro rispetto alla realtà che viviamo»

di Rita Vecchio

La visione mobricentrica lo porta a un bivio di domande che le canzoni traducono in un cantautorato classico contemporaneo. Matteo Mobrici fa il suo ritorno con "Gli anni di Cristo", tanti quanti ne ha lui, 33, alla scrittura dell'album: è il secondo da solista, dopo che nel 2020 ha detto addio senza possibilità di ripensamenti ai Canova, la band con cui il suo nome comincia a circolare. Qui, il "cantastorie" del primo disco, quello che cantava “vivo nel dolore, ai margini della città”, lascia il posto a versi più spensierati, seppure vissuti. «Quando scrivo canzoni non penso all’album, ma penso a me e metto tanti punti interrogativi». Ad anticipare il disco, “Figli del futuro”, “Piccola” e “Luci del Colosseo”. 

Domande su vita, esistenza e amore: canta più ciò che osserva o più ciò che vive?

«Ciò che vivo, non riesco a cantare altro». 

Il cantautorato di Mobrici descritto da Mobrici stesso.

«Vero, senza filtri commerciali. Descriverlo così è già un traguardo di cui sono fiero. La fama non è il mio punto di arrivo». 

“Anche Le Scimmie Cadono Dagli Alberi”, il suo primo album da solista, era figlio del lockdown. E questo?

«E’ figlio delle ultime esperienze. Il comune denominatore sono sempre io. Credo sia importante pubblicare le canzoni subito dopo la scrittura. Se passa troppo tempo, come era successo con il primo, i brani diventano lontani da chi li scrive». 

L'album non è tanto lontano nemmeno dal Festival: anche lei aveva mandato brani ad Amadeus?

«Sì, anche io. Ma non è andata». 

Nel disco c'è Vasco Brondi.

«Non mi piacciono le collaborazioni a tavolino per fare numeri e colpire una parte del pubblico. Le scelgo per stima reciproca. "Amore mio dove sei" è stata scritta per buttarla nel futuro e lui era perfetto». 

Il brano con Fulminacci scritto da Fabri Fibra invece...

«Avrei voluto scriverlo io. “Stavo pensando a te" mi piace davvero tanto». 

Il brano è diventato colonna sonora della serie Netflix “Fedeltà”. Se dovesse un giorno scrivere su commissione, per quale regista lo farebbe?

«Sono team Muccino. Mi vedrei in un suo film». 

Si sente parte della generazione degli sconfitti dalla politica? 

«Sì, ma oggi la politica è già sconfitta di suo. Non vedo grandi punti di riferimento per nessuna generazione. Abbiamo perso l’idea di sovranità. Non ci sono più i Berlinguer di una volta. Si fa fatica a distinguere la destra dalla sinistra». 

Lei è di destra o di sinistra? 

«Sono libero. La politica non è un gioco a squadre. Oggi si guarda la realtà con occhiali anni ’70, tipo quelli che sto indossando io (vintage e di colore arancio, ndr), invece di affrontare temi importanti e apolitici».

 Per esempio? 

«La rivoluzione sessuale di cui tanto si discute non dovrebbe essere una lotta destra-sinistra, ma dovremmo essere tutti insieme a scardinare certi stereotipi. Così come per il maschilismo. La politica è molto più indietro rispetto alla realtà che viviamo».

Anche quest’anno sarà sul palco del Primo Maggio?

«Non lo so ancora, ma mi piacerebbe molto.

Il lavoro va tutelato e difeso». 

I cantautori, una volta, si esponevano di più.

«E dovrebbero farlo ancora adesso. Gli artisti sono lo specchio della società. Se non si addentrano nella politica è perché non c’è la politica. Tutti hanno paura di perdere la sedia su cui siedono. Ma fare musica non è come essere a un teatrino».

In “Piccola” si sente Vasco Rossi. 

«Pensi che a me ricordava più Cocciante e quella disperazione all’italiana che mi ha sempre affascinato. Vasco non è tra i miei riferimenti, ma me lo ritrovo sempre, soprattutto nelle ballad. Non ho avuto la fase tale da avere un poster in camera». 

E di chi lo aveva il poster?

«Beatles, Oasis, Lucio Battisti, che a casa mia era come un dio grazie a mia madre, Rino Gaetano (in "Luna" lo cito pure). Per un ragazzino è un sogno avere come amici questi maestri che restano ancora oggi contemporanei. Con la musica non si muore mai».

Come ha iniziato a fare musica?

«Ho iniziato suonando la batteria, poi la chitarra... per fare colpo sulle ragazze».

Un classico. 

«Il motorino non lo avevo, per  bellezza poca roba, con la musica avrei avuto un’attenzione unica. Poi però ha preso il sopravvento rispetto alla sete di conquista (ride, ndr)».

Luna, Sophie: come sono le donne che Mobrici mette nelle canzoni? 

«Sono le mie donne, sono amori veri indipendentemente dal tempo insieme. Donne che ho vissuto e donne che immagino di vivere un giorno». 

Un giro di do apre il disco, tra sesso e politically correct. 

«Spero che il sesso non sia più un tabù. Io voglio essere libero, totalmente libero, soprattutto nelle parole. Se sei davvero un artista non puoi essere frenato dal giudizio altrui, altrimenti sei un giullare di corte. In "Kaiserkeller" c'è un verso ("E delle belle donne in scimpanzé/Con la vita che in effetti non è proprio una vita", ndr) per indicare donne molto truccare che oggi potrebbe passare come maschilismo puro. In realtà, è lo sguardo narrativo di uno che vede qualcosa e lo descrive». 

Il Kaiserkeller è un locale di Amburgo. Pensa che oggi ci siano locali come il Kaiserkeller  degli anni ‘60 in cui fare musica liberamente? 

«La musica si adatta ai tempi in modo prepotente. Non so quanti suonino nelle band, oggi si preferisce fare scambio di file piuttosto che fare musica dal vivo. Lì si erano esibiti dei gruppi rock’n’roll, dai primi Beatles a Jimi Hendrix. Me lo sono immaginato fumoso, con spettacoli di burlesque, con chitarre acide e giacche di pelle. È in questo suono e in quest’atmosfera che nasce e vive questa canzone liberatoria».

Con i Canova, il suo primo amore: pausa di riflessione o storia chiusa?

«E’ un rapporto finito. Non sono aperto a nessun ritorno di fiamma».

Un album pieno di domande. Ha trovato le risposte a tutte le domande? 

«No. Spero di risolverle un domani o che qualcuno possa darmi delle risposte».

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MOBRICI, LE DATE LIVE (prodotti e distribuiti da Vivo Concerti):

18 aprile 2023 - Roma - Monk - SOLD OUT

20 aprile 2023 - Milano - Magazzini Generali - SOLD OUT

30 novembre 2023 - Milano - Alcatraz


Ultimo aggiornamento: Venerdì 7 Aprile 2023, 09:37
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