Mina, 80 anni della voce d'Italia. Un mito consacrato dai più grandi
di Claudio Fabretti
Pazienza se qualche jingle pubblicitario poteva risparmiarselo o se qualche recente cover ha fatto storcere il naso: Mina resta Mina. Una voce che sfugge perfino alle definizioni, per quanto sa essere duttile, audace, imprevedibile. «Soprano di agilità, ora mezzosoprano, ma comunque e sempre voce estesa, capace di muoversi su un range di tre ottave ma anche qualcosa in più. Una voce pur ricca di un’inestimabile quantità di armonici», secondo la definizione di Claudio Milano, uno dei più preparati ricercatori vocali italiani. Di certo, invece, ci sono gli attestati di stima dei giganti: Louis Armstrong ebbe a dire: «È la più grande cantante bianca al mondo», Liza Minnelli concluse: «È la più grande in assoluto». Potrebbe già bastare così, anche se negli anni se ne aggiungeranno tanti altri, da Maria Callas a Luciano Pavarotti.
In oltre sessant’anni di carriera, Mina ha inciso canzoni in inglese, spagnolo, tedesco, giapponese, francese, ha coperto un repertorio che va da Napoli a Frank Sinatra, dal Brasile ai Beatles, dal pop al rock’n’roll, da Jannacci a Battisti e ai più recenti duetti con Celentano, dalla canzone d’autore all’Opera, fino ai brani di Natale. Lady Mazzini è la donna che ha cantato praticamente “tutto” (all’incirca 1.600 brani).
Grande Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana dal 2001, ha fatto anche felice l’industria musicale, con i suoi 150 milioni di dischi venduti. Negli ultimi anni ha dato sempre più spazio al suo amore per il jazz, assecondata dal figlio Massimiliano Pani, e si è concessa persino qualche incursione sul web. Anche la sua vita privata prosegue felice e appartata: nel 2006 ha suggellato con le nozze il suo lungo rapporto sentimentale con il cardiochirurgo Eugenio Quaini.
Resta un fenomeno pop, penetrato in profondità nel costume e nell’immaginario italiano. Anche quello catodico. Basti pensare alle sue performance in programmi tv storici come Milleluci, Senza Rete, Canzonissima, Teatro 10, Studio Uno, Il Musichiere. Ma anche chi non l’ha mai vista, riconoscerà la sua voce in quella innumerevole mole di evergreen tricolori in rotazione permanente - da Il cielo in una stanza di Paoli a Bugiardo e incosciente di Limiti, da E se domani a Città vuota, da Se telefonando (firmata dalla strana coppia Costanzo-Morricone) a L’importante è finire (prodezza di Malgioglio).
Mina in bianco e nero che gigioneggia con Alberto Sordi e che si scatena alla Bussola. Mina diva melodrammatica dagli occhi bistrati di rimmel, ma prima ragazza yéyé e urlatrice nei panni di Baby Gate. Mina da sola, chiusa nel suo studio-eremo svizzero con i suoi capelli raccolti, le cuffie giganti e gli occhiali a goccia fumè. Un marchio, un’icona, un pezzo pregiato d’arte italiana. Non sappiamo come festeggerà il suo ottantesimo compleanno, ma di certo il 25 marzo resterà sempre una data da cerchiare in rosso nelle agende degli appassionati di musica.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 25 Marzo 2020, 08:46
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