Tricarico, il nuovo album: «La mia Milano con De Gregori, bella anche se non c’è il mare»

Tricarico, il nuovo album: «La mia Milano con De Gregori, bella anche se non c’è il mare»

di Francesca Binfarè

A distanza di cinque anni dall’album precedente torna il cantautore e artista visivo Tricarico: proprio oggi pubblica il suo ottavo disco, Amore dillo senza ridere ma non troppo seriamente, che è stato anticipato da quattro singoli. Uno di questi vede la partecipazione di Francesco De Gregori, A Milano non c’è il mare. Quando è nato questo album?

«Prima della pandemia. È un disco molto ricco, tratta di amore e di vita. Mi auguro che venga ascoltato e che piaccia. Non contiene riflessioni su questo periodo anche se a me questo momento ha fatto riflettere. Cerchiamo di coglierne gli aspetti positivi senza dimenticare che siamo animaletti sociali fatti per abbracciarci, sentire musica all’aperto, mangiare un gelato al bar».

Ha scelto un titolo lungo per questo disco, altro che hashtag.

«Me l’hanno detto che era lungo, sarà stato forse proprio per l’hashtag? Penso che si debba fare qualcosa che abbia senso per sé e che lo abbia anche per gli altri. Ad “Amore dillo senza ridere” ho aggiunto “Ma non troppo seriamente” perché dava un giusto equilibrio: c’è quell’aspetto clownesco del sorriso e del pianto che dovrebbe accompagnare la vita. L’ironia è una chiave importante, ti fa dire quello che vuoi con leggerezza».

Dice che questo è un album con molte chiavi di lettura: ce ne dà almeno una?

«Per me è sempre l’onestà interiore. Tutti gli album che ho fatto sono la ricerca di una leggera profondità, andare sott’acqua per scoprire cose nascoste e dar luce alla bellezza della vita».

Com’è andata con De Gregori?

«Dal tour fatto con lui è nata una grandissima amicizia e si è prestato a cantare un verso della canzone.

Mi piace la sua purezza, l’essere andato avanti per la sua strada nonostante tutto».

Insieme cantate “A Milano non c’è il mare”: se ci fosse sarebbe la città perfetta?

«Se ci fosse il mare sarebbe bello, come San Paolo, come New York. Mio padre è pugliese, io sono nato qui; Milano mi piace, amo le sue architetture, i suoi tesori nascosti. Come diceva Dalla, è una città vicina all’Europa e a tanti incroci. Sta subendo il momento, mi sembra faccia finta di essere svenuta come fa un uomo davanti alla tigre per salvarsi la vita».

Ha fatto dei dipinti che accompagnano le nuove canzoni?

«No, però continuo a dipingere. Collaboro da qualche anno con la galleria Fabbrica Eos, alterno tele e canzoni. Ho anche pubblicato due libri gli anni scorsi ma adesso non ce ne sono in arrivo».

Sta pensando al tour?

«Sì, ma non c’è niente di organizzato. Non ho capito bene perché i teatri siano stati chiusi. Questi sono discorsi che richiedono tempo e analisi, però è vero che ci nutriamo non solo di pane ma anche di sogni. Abbiamo pensato a salvarci la pelle ma non c’è stata una riflessione bella sua cosa voglia dire».


Ultimo aggiornamento: Venerdì 7 Maggio 2021, 08:49
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