Michele Merlo, la perizia: «Sintomi della leucemia evidenti, il medico di base fu imprudente»

Le 49 pagine della perizia, depositata a fine agosto, confermano le indiscrezioni trapelate nei giorni scorsi: Merlo poteva essere salvato

Michele Merlo, la perizia: «Sintomi della leucemia evidenti, il medico di base fu imprudente»

«In sostanza quindi, il 26 maggio 2021 il dottor Vitaliano ha espresso un comportamento imperito, imprudente e negligente»: questè è uno dei passi-chiave della perizia disposta dal tribunale di Vicenza che sta indagando sul decesso del cantante Michele Merlo, l’ex concorrente di Amici e di X Factor, morto per una leucemia fulminante il 6 giugno dello scorso anno. A riportare la notizia è il Corriere.

E' indagato con l’ipotesi di omicidio colposo Pantaleo Vitaliano, il medico di base (con studio a Rosà) al quale Merlo si era rivolto mostrandogli il grosso livido che da almeno dieci giorni gli era comparso sulla coscia sinistra. Era il sintomo della malattia che lo stava uccidendo, ma quel 26 maggio lo specialista lo medicò applicandogli un bendaggio di ossido di zinco e lo rispedì a casa con la diagnosi di «strappo muscolare», raccomandandogli di tornare per un controllo «dopo 3-5 giorni». Ma a quel controllo il cantante non si presentò. E, ora, l'indagine punta i far su quella diagnosi sbalgiata che è costata la vita a Michele Merlo. Il passo cruciale dell’inchiesta era proprio la super perizia per la quale sono stati incaricati il medico legale Antonello Cirnelli e l’oncologo Valter Bortolussi. Per mesi i due specialisti hanno riesaminato i campioni di tessuto prelevati dopo la morte e analizzato foto, e-mail e testimonianze, ricostruendo così l’evoluzione della malattia, i cui primisintomi sembra siano partiti il 7 maggio quando «comparivano sul corpo i primi ematomi sul deltoide destro e sull’avambraccio sinistro».

Le 49 pagine della perizia, depositata a fine agosto, confermano le indiscrezioni trapelate nei giorni scorsi: Merlo poteva essere salvato. Ma aggiungono anche molto altro. Gli esperti sottolineano che la leucemia è «una malattia ingannevole» e proprio per questo «l’indice di sospetto da parte del sanitario “in trincea”, come un medico di base, deve necessariamente essere molto alto, anche perché all’esordio i sintomi possono essere aspecifici».

Questo significa che i medici non devono mai sottovalutare la comparsa di segnali compatibili con la leucemia perché «le terapie sono in grado, nella maggioranza dei casi, di fornire risultati eccellenti, a patto però che ci sia la possibilità di intervenire in tempo utile».

Le indagini

I periti hanno analizzato una foto che dimostrerebbe come «il 26 maggio l’ematoma alla coscia sinistra era quanto mai esteso, ma anche che vi erano altri ematomi in altre parti del corpo insorti da più di due settimane» si legge nella perizia. In quel momento Vitaliano non poteva certo diagnosticare la leucemia «poteva però certamente rendersi conto che il caso risultava molto sospetto e quindi meritevole di invio immediato del paziente in pronto soccorso» dove sarebbe stato sottoposto all’analisi del sangue che avrebbe confermato l’ipotesi della malattia. Non solo: «La diagnosi di strappo muscolare risulta assolutamente non pertinente e pertanto scorretta (...) L’età del paziente, le caratteristiche dell’ematoma alla coscia e delle lesioni contemporaneamente presenti anche su altri distretti corporei, anche in relazione ai tempi di comparsa iniziali (dal 7 maggio), non permettevano di ritenere giustificata un’eziologia traumatica».

Il giudizio dei periti non lascia dubbi: «Dal punto di vista temporale sappiamo che il 26 maggio Merlo doveva essere immediatamente inviato in pronto soccorso e sottoposto a emocromo». Da qui la convinzione che il comportamento del dottor Vitaliano (difeso dall’avvocato Andrea Biasia) «risulti censurabile a titolo di imperizia, imprudenza e negligenza». 

Ma che Merlo sarebbe sopravvissuto resta sempre un dubbio. Se la terapia viene attivata in tempo, «i pazienti che decedono entro i trenta giorni sono il 5-10 per cento». Quindi è plausibile che, sottoposto alle cure, Merlo si sarebbe salvato ma ovviamente non si può escludere del tutto l’ipotesi che insorgesse un’emorragia letale. Di conseguenza «non è possibile dimostrare in termini di certezza o elevata probabilità - scrivono gli esperti del tribunale - un nesso causale tra i profili di colpa del dottor Vitaliano e il decesso di Merlo».

Il 29 settembre le parti si incontreranno per discutere proprio l’esito della perizia. Spetterà poi alla procura stabilire se le probabilità di sopravvivenza del 28enne, in caso di diagnosi corretta, fossero sufficientemente elevate da giustificare un processo per omicidio colposo. «La famiglia Merlo - è l’unico commento del loro ’avvocato, Marco Dal Ben - è convinta che il giovane Michele potesse e dovesse essere salvato».


Ultimo aggiornamento: Sabato 17 Settembre 2022, 13:32
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