Max Pezzali presenta l'ultimo disco “Qualcosa di nuovo”: «Serve a dare un senso e a immaginare un nuovo inizio dopo la pandemia»

Max Pezzali presenta l'ultimo disco “Qualcosa di nuovo”: «Serve a dare un senso e a immaginare un nuovo inizio dopo la pandemia»

Esce venerdì 30 ottobre “Qualcosa di nuovo”, il nuovo album di inediti di Max Pezzali a 5 anni dal suo precedente lavoro. L’album è stato anticipato dal singolo omonimo scritto a 6 mani con Jacopo Ettore e Michele Canova che ne ha curato la produzione a Los Angeles: una ballad romantica che unisce il concetto semplice ma profondo di rinascita per dare una coerenza d’insieme. 

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Il video di “Qualcosa di nuovo” è nato da un’idea di Fabio Volo che ne è anche protagonista ed è diretto dal regista Gianluca Leuzzi per la casa di produzione Borotalco tv. Girato all'interno del Bowling Brunswick di Roma, vede Fabio Volo incontrare diversi personaggi e coppie che rappresentano le diverse fasi dell'amore: una coppia che litiga (o che si bacia), una donna incinta, due adolescenti che si guardano e infine Pezzali e il figlio Hilo che fanno un cameo speciale.

Max Pezzali terrà un evento speciale il 12 novembre alle 18.30 per presentare il suo nuovo album e per interagire con i fan. Potranno partecipare tutti coloro che acquisteranno l’album “Qualcosa di Nuovo” su laFeltrinelli.it, Ibs.com e nelle librerie laFeltrinelli. Con l’acquisto riceveranno un codice univoco per partecipare alla diretta e potranno incontralo virtualmente e chiacchierare con lui. Nell’album sono presenti alcuni featuring: da Tormento a Gionny Scandal per finire con J-Ax.

«In inglese c’è un’espressione che rende l’idea: “the elephant in the room”, l’elefante nella stanza. Il senso più o meno è: a volte quando si verificano eventi macroscopici, come appunto la presenza di un elefante in una stanza, le persone rimangono talmente scioccate da parlare di tutto tranne che dell’elefante», afferma Max Pezzali, spiegando la genesi del disco. «-“Tesoro, questa gonna di taffetà ti sta un amore…” – Nel frattempo il pachiderma barrisce dopo aver sfondato il tavolino di cristallo del salotto con la proboscide. Quando sta per uscire un tuo album e contemporaneamente inizia una pandemia globale senza precedenti nella storia recente, comprendi il significato di quella frase : come puoi parlare d’amore, d’amicizia, del tempo che passa, di cose normali insomma, con un elefante di 10 tonnellate in casa?»

«Album previsto ad aprile, titolo ancora da decidere. Poi è arrivato l’elefante, e ho avuto tempo di riflettere, riascoltare, ragionare. Mancava qualcosa ma non capivo cosa», prosegue l'artista. «Qualche settimana fa Michele Canova da Los Angeles mi manda via Whatsapp una canzone che ha scritto con Jacopo Ettorre, dice che sarebbe perfetta per me. L’ascolto, parte la strofa, poi il ritornello : -“…qualcosa di nuovo…” Illuminazione! Quella frase è la chiave, è il concetto semplice ma profondo che mi mancava per dare una coerenza d’insieme a tutte le altre canzoni dell’album: perché l’amore, l’amicizia, il tempo che passa, oggi hanno senso solo se ci aiutano a immaginare oltre la linea dell’orizzonte un nuovo inizio. Nonostante l’elefante».

1. Qualcosa di nuovo

Si parte dall’amore. L'amore che si chiede: «Ti ricordi? Quando ci sentivamo onnipotenti e invincibili, e sembrava tutto figo e alla fine ci siamo svegliati invece che la noia ci stava schiacciando, e però anche lì abbiamo reagito? Come in questa ultima sfida, in cui siamo tornati a essere umani elementari che lottano e cercano di resistere contro qualcosa di atavico che non sai spiegare né puoi vedere, ma senti che deve portare a un cambio di passo».  Qualcosa di nuovo è l'ultima canzone dell'album a essere nata, assomiglia un po’ ai racconti dei motociclisti che vanno a Capo Nord: dopo centinaia di chilometri di fiordi e di noia nei quali si rischia di addormentarsi, basta che dopo la curva appaia una chiesetta o un elemento del paesaggio leggermente diverso, Qualcosa di nuovo appunto, che improvvisamente tutto il viaggio sembra riprendere senso. 

 02. Non smettere mai

Questa è una canzone «dedicata». Una canzone d'amore molto classica, che racconta di quel punto, quel luogo interiore in cui capisci che – al di là della rassicurante stabilità della vita quotidiana - vuoi prenderti cura della persona con cui ti sei finalmente «trovato», con cui continui a stupirti e a meravigliarti, e che per questo ti ha cambiato la vita. «Vorrei attraversare i tuoi pensieri/quando sei a letto prima di addormentarti/e allontanare quelli negativi/assicurarmi che non debba preoccuparti/di ansie e di paure irrazionali/che certe volte fan sembrare tutto nero/accendere la luce e illuminarti/in modo che tu veda come sei davvero». 

03. 7080902000 feat. J-Ax

Quattro decenni in un titolo che è anche un numero, uno scioglilingua, un gioco in cui mi accompagna il rap di J-Ax. Sono cambiate tante cose dai '70 ai 2000: noi adulti siamo quasi eroi miracolati, dato che da bambini vivevamo in una realtà che aveva un’idea del pericolo quanto meno bizzarra, specialmente se giudicata con gli standard iperprotettivi di oggi. Ma forse sono più le cose che sono rimaste uguali, come i sogni, le cadute e le frustrazioni di chi è ragazzo. «Tutto ritorna è una ruota che gira/il viaggio è lungo e sbagliando s’impara/che anche imparando poi si sbaglia ancora».

04. I ragazzi si divertono

Osservare il tempo che passa può anche tradursi nel rimanere a guardare una sera dei ragazzi che fanno le loro cose, si tuffano nel mare, bevono le loro bottiglie di Corona a riva al tramonto, e rivivere esattamente quella sensazione che anche tu hai provato alla loro età: quando ci credevamo furbi, convinti che avremmo cambiato il mondo, che non saremmo mai scesi a compromessi con il mondo degli adulti.  E invece: «Purtroppo non si fanno calcoli/e la vita fa curve improbabili».

E certo poteva andare meglio: ma sicuramente anche molto peggio. Abbiamo vinto? Abbiamo perso? Chi lo sa. Comunque non importa: è ora di passare il testimone a quei ragazzi e di augurare loro Buona Fortuna. 

05. Più o meno metà

Un autoritratto, o meglio un selfie, ironico ma impietoso che probabilmente non ritrae solo me, ma anche tanti altri della mia generazione. Il protagonista cerca di essere aggiornato, cool, integrato, e prova in tutti i modi a stare al passo. Si veste con capi che crede trendy, annuisce molleggiato sulle sneakers di tendenza mentre finge di capirci di TikTok, terrorizzato di dover estrarre e indossare gli occhiali da presbite per decodificare lo schermo dello smartphone. Però rimane comunque incastrato in una terra di mezzo tra il moderno mondo digitale del quale non è cittadino nativo bensì immigrato senza diritto di voto, e quello analogico da cui è partito tanto tempo fa, ma nel quale non si riconosce più. «Con il laptop dentro a Starbucks/guardo i video su Youtube/Marques Brownlee e Casey Neistat/mi sento troppo cool».

06. In questa città

Un'ode d'amore-odio a Roma, dove sta crescendo mio figlio: viverci significa a volte impazzire, a un passo dall’implosione per autocombustione su una Consolare qualunque. Eppure questa città ha lo strano potere di farsi perdonare tutto, di rinnovare ogni giorno il proprio fascino, più forte di qualsiasi stress, più forte di qualsiasi dolore, più forte di qualsiasi sconfitta. Basta affacciarsi dal Gianicolo per sentirla sussurrare nell’orecchio che tutto si aggiusterà, e... «sennò anche sticazzi».

07. Se non fosse per te

Una canzone d’amore e di gratitudine. Quando comprendi che, se non fosse stato per la persona con cui dividi la vita, ti saresti abbruttito, che se non avessi creduto ancora un'ultima volta all’amore saresti diventato un cinico triste imbrigliato in sterili conversazioni da scapoli contro ammogliati, saresti finito a galleggiare in una serie di luoghi comuni scontati e deprimenti. E fortunatamente invece no. Te ne stai sul divano, perfino stanco, perfino a scanalare serie un po’ sfigate, senza dover far finta per forza di divertirti in serate epiche, e a casa con lei/con lui, ti senti in pace, come quando hai raggiunto un ambito punto di arrivo. «Sei sempre tu/l'unica e sola/cui basta solamente una parola/o un gesto per svoltarmi la giornata/che comunque è cominciata con te».

08. Sembro matto feat. Tormento

Questa è per dire che a volte ci si sente un po’ stupidi a innamorarsi in età non più giovanissima. Si è più «sconvolti», e per paradosso meno «attrezzati emotivamente» a gestire la cosa, e così ci si ritrova dentro inutili sorrisi, con un entusiasmo negli occhi che - se non fai parte di una certa fascia demografica – potrebbe sembrare fuori luogo. Ti senti strano. Un po’ matto. Ma non lo sei per niente. Qui mi accompagna Tormento, mio mito dai Sottotono, in questo «come stare in un incrocio in mezzo al niente/senza mappa e il gps che ti da segnale assente/però a un certo punto all'orizzonte s'intravede il mare/e il cuore batte forte perché ha l'ansia di arrivare».

09. Noi c'eravamo

Una specie di “testamento morale” da lasciare a chi è giovane e a chi lo sarà, per raccontare che la nostra generazione non avrà vissuto storie epiche ed esaltanti come lo sbarco in Normandia o la conquista di Marte, ma piccole e preziose storie di amicizia e appartenenza che ci hanno fatto crescere senza farci sentire mai soli, e «pub affollati/birre alla spina/sperando entrasse qualcuna carina».
Questa è stata la nostra storia, ora la vostra dovete scriverla voi, vivendola fino in fondo per poterla tramandare senza rimpianti.

10. Siamo quel che siamo feat. Gionny Scandal

Cresciamo come spugne, assorbendo emozioni da ogni persona che incontriamo e da ogni situazione che viviamo, goccia dopo goccia. Viviamo la giovinezza pensando solo in bianco o in nero, per poi - presto o tardi - comprendere che siamo solo sfumature, e a quel punto ci inteneriamo quando ci specchiamo nei giovani. O forse in noi stessi qualche anno dopo. «Siamo quel che diventiamo/siamo sogni aspettative e poi realtà/siamo i posti in cui andiamo/siamo quelli che incontriamo/siamo ogni emozione che ci resterà». «Però l'energia che avevo addosso», dice la canzone «a qualsiasi costo io la rivorrei». 

11. Il senso del tempo

Questo titolo potremmo pensarlo anche come un sottotitolo dell'album. Il senso del tempo è una linea invisibile che attraversa le nostre esistenze, ma anche una guida al ritmo che devi augurarti di avere nella vita: perché altrimenti puoi essere il più bravo e talentuoso del pianeta, ma se ti manca la capacità di capire quand'è il momento decisivo di osare e quando invece no, di fare qualcosa o stare fermo, di fare clic o lasciar perdere, come faceva Cartier Bresson con la sua macchina fotografica, se sei sempre un po’ in anticipo o in ritardo, e non sei «giusto» nei tempi, t’incarti e perdi. Come quando pensi troppo, e ti distrai. « Non basta avere i numeri/non basta essere snelli e giovani/non basta saper muoversi se/non si ha dentro il senso del tempo/non basta essere agili/non basta fare bene i compiti/ non basta dare il meglio di sé/se non si ha dentro il senso del tempo». 

12. Welcome to Miami (South Beach)

Un pop-up colorato che si apre all'improvviso e dal niente racconta una tipica vacanza all'italiana in Florida come lo farebbe un film dei fratelli Vanzina, mi è sembrato un modo abbastanza tamarro per affrontare la musica latina, peraltro già molto tamarra di suo. Andiamo tutti - anche ora che non si può - all'epicentro, nel punto d'incontro tra il nord e il sud America, dove l'anglosassone e il latino si fondono dentro un vento tropicale: «Sabbia, colori, le palme di cocco/tre gradi all'interno, all'esterno trentotto». Torneremo a poter viaggiare, nel frattempo questa canzone sembra dirci: «Ti ricordi com'era figo? Una volta c'erano gli aerei che portavano anche "di là"».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 28 Ottobre 2020, 11:57
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