Max Pezzali: «In Welcome to Miami racconto le mie vacanze da italiano medio»
di Paolo Travisi
«È un pezzo didascalico e ironico, nato per divertirmi e raccontare le mie vacanze. È una corsa che io stesso ho fatto al paradiso tropicale di Miami, con i rituali dell’italiano medio ai centri commerciali alla ricerca di affaroni. Ma è anche una dichiarazione d’amore per questa città, esempio d’integrazione unico al mondo dove convivono latini, afro-americani e bianchi».
Nel 2020 il nuovo album. Quale sarà il filo conduttore?
«Oggi fare un album con un concetto alle spalle è considerato obsoleto. Il filo conduttore si costruisce man mano che nascono le canzoni, ma permette di essere creativi e meno prevedibili. Ci saranno due facce, allegria e meditazione, su un mondo che cambia velocemente e toglie qualche certezza».
Da cosa si sente ispirato in questo momento?
«Dalla serenità familiare. Quando raggiungi un equilibrio nella vita privata ne risente positivamente quello che si scrive. Sento dire è quando hai tanti casini che nascono le canzoni, non è proprio così, perché prima devi risolverli».
Si è anche sposato. Ora come canterà l’amore?
«Come il raggiungimento di una stabilità. Riuscire a volare stabilizzati come un aeroplano, in cui si sta ad alta quota e ci si gode il panorama bellissimo. E’ quello che vorrei cantare, senza turbolenze».
Se ripensa a quell’estate del 1992, Hanno ucciso l’uomo ragno, cosa le viene in mente?
«Era una fase di spensieratezza perché gli anni Novanta sembravano una nuova era, ma fu un’estate in cui eravamo tormentati dalle stragi di mafia e c’era paura degli eventi pubblici, però non mancava un ottimismo di fondo. Oggi non ci sono percezioni di gravità, ma si vive con una forma di pessimismo cosmico».
E lei, ha già pensato al piano B?
«Il chiringuito sulla spiaggia (ride ndr). Il piano B ce l’ho già, di secondo lavoro faccio il concessionario di motociclette nella mia città».
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Ultimo aggiornamento: Martedì 25 Giugno 2019, 08:50
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