Mario Biondi a Leggo: "Io, scheggia impazzita in cima alle classifiche. Sanremo? Non mi ha deluso"

Video

di Emiliana Costa
ROMA - “Non ho mai seguito strategie discografiche. Il mio fil rouge è sempre stata la musica. Mi chiamavano scheggia impazzita e dicevano che cantando in inglese non avrei fatto strada. Nel 2004 ero in cima alle classifiche”. Si racconta a cuore aperto Mario Biondi, in uscita domani con il nuovo disco “Brasil”, che rappresenta l’incontro del sound sudamericano con il suo stile jazz e soul. “I suoni e la cultura di quel paese – spiega Biondi, ospite a Leggo in veste di direttore per un giorno - hanno accompagnato il mio percorso, portando un’influenza effervescente e ricca di passione”.

Tra i brani dell’album, “Rivederti”, la canzone con cui l’artista siciliano ha partecipato quest’anno al Festival di Sanremo. Per la prima volta in gara. “Si tratta di una ballata romantica, un genere in cui noi italiani siamo stati precursori. E’ per questa ragione che ho scelto di esibirmi nella mia lingua. Oggi a portare avanti la tradizione classicista ci sono artisti del calibro di Gino Paoli e Sergio Cammariere”.

Il successo di Mario Biondi e del suo inconfondibile timbro soul parte da lontano, quando da bambino si esibiva nelle piazze come corista. “Ho iniziato a fare musica influenzato da mio padre e mia nonna – racconta – anche loro cantanti. All’inizio però non ero convinto. A 13 anni preferivo le ragazze, stavo diventando ‘ormonauta’. Poi dopo un periodo di fermo, a 16 ‘ho fatto la stagione’ a Taormina. Il mio repertorio andava da Frank Sinatra a ‘C’è da spostare una macchina’. Lì ho incontrato artisti come Ray Charles. E ho capito che quello stava diventando il mio lavoro”. La svolta poi nel 2004. “Con il mio team volevamo conquistare il Giappone, dove il new jazz funzionava molto bene. Ed è nata ‘This is what you are’. L’abbiamo chiamata operazione ‘Wasabi’, ma in poco tempo il brano era in cima alle classifiche inglesi, sopra Jamiroquai. In breve poi ha conquistato l’Italia e l’Europa”.

Tra gli artisti di riferimento di Biondi, l’indimenticato Pino Daniele. “Era una persona eccezionale, uno studioso della musica. Frequentandolo mi sono reso conto di come i grandi non abbiano fortuna, ma se la creano. Un altro maestro è stato Al Jarreau, straordinario interprete jazz”.

Per l’artista il 2018 è un anno di sfide. “E’ iniziato con Sanremo, che non mi ha deluso. E proseguirà con i due concerti-evento nei palasport, il Palalottomatica a Roma il 17 maggio e il Mediolanum Forum di Assago a Milano il 20 maggio. Da luglio poi il tour nel Regno Unito”.

E parlando dei suoi otto figli, Biondi conclude: “Sono innamorato della vita e quando immagino una cosa bella, penso a un figlio”.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 8 Marzo 2018, 08:49
© RIPRODUZIONE RISERVATA