Il "Malifesto" di Malika Ayane: «Un disco piantato sul presente, ma senza paura»

Il "Malifesto" di Malika Ayane: «Un disco piantato sul presente, ma senza paura»

di Rita Vecchio

Il manifesto di una Malika Ayane attuale e contemporanea più che mai, non poteva che chiamarsi “Malifesto”. Un gioco di parole che scherza sul suo nome per attraversare le dieci tracce inedite in uscita oggi per la sua casa discografica storica, la Sugar di Caterina Caselli. Un disco «piantato sul presente - racconta in videochiamata mentre passeggia nei dintorni della sua casa milanese - Lontano da paure, non curante dei giudizi altrui, sincero e in equilibrio tra il guardare le cose e viverle, e in cui la componente emotiva non è esagerata». Un assaggio di questo album, «il primo che ho prodotto interamente in Italia», dice, lo avevamo avuto all’ultimo Festival di Sanremo, dove la Ayane ha portato in gara “Ti piaci così”


Nei testi compaiono le firme di Pacifico, del duo Colapesce e DiMartino (“Telefonami”, “Peccato originale”, “A mani nude”), di Leo Pari (“Come sarà”, “Mezzanotte”) e ancora di Alessandra Flora, Antonio Filippelli, Daniel Bestonzo e Rocco Rampino. La voce al centro e tutto attorno i suoi suoni, caldi, analogici. Le batterie, il basso Hofner, tanti strumenti acustici dall’ukulele alla chitarra classica, dagli archi al pianoforte, l’uso del Mellotron. «Malifesto è un disco in apnea: un mese e mezzo di lavoro senza sosta, in pieno mio innamoramento per la Francia.

Dopo il periodo berlinese, se fossimo stati in un altro momento, mi sarei chiusa in una casa in Bretagna o in Normandia, tra cognac e strumenti musicali. Abbiamo dovuto registrare in via di Cermenate a Milano e con l’orchestra a distanza. Ma il suono è esattamente quello che volevo. Sono dei brani messi in ordine nel loro disordine con nudità. Un po’ come fossero fotografie di Helmut Newton». 


“Malifesto” rompe con i dischi del passato, diverso da Naif («qui c’era un inizio di consapevolezza») e da Domino («qui raccontavo minuziosamente l’attimo»). E ora? «Vivo nell’eterno stupore». E se le si chiede di scegliere un verso del disco per descriverla: “Non mi fido mai delle vittorie facili/ Cambio regole per non cambiare idea”. Questa è Malika. Questa è la straordinaria Ayane. 


Ultimo aggiornamento: Venerdì 26 Marzo 2021, 10:34
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