'Made in Italy', Ligabue: “La mia Odissea con Riko nell'Italia che amo e detesto”

Video

di Alvaro Moretti
Stasera lo potrete conoscere anche voi, su Fox Live, Riko: l’alter ego di Luciano Riccardo Ligabue. Una serata a bersi d’un fiato il disco più politico che Liga abbia scritto. Un italiano vero, operaio o contadino, più o meno cinquantenne, un uomo in mezzo al guado e al guano.

Perché Made in Italy è una storia in 13 brani di un Ulisse che l'Odissea la chiude con un mezzo sorriso, ma per attraversare il mare di rabbia che lo separa da Correggio si deve prendere manganellate in una manifestazione riscoperta dopo 30 anni; sentirsi la canna gelida di una pistola sotto la gola in discoteca. E sperimentare un amore che langue come una casa di spifferi alle finestre, divano macchiato e un letto che cigola. 

Liga lo incontriamo durante la premiere romana di questo film documentario che descrive la nascita del suo primo concept album: più storione alla Radiofreccia e contenitore di hit. 

Ci intrigano i venerdì di corto circuito di Riko. 
«Quello è uno spazio tutto suo. Riko ha bisogno di questo venerdì, in tanti hanno bisogno di uno sfogo tanto umano, più che giustificabile: quando ti trovi compresso perché fai un lavoro che non ti piace e sei già fortunato a farlo; quando sei in una relazione coi giorni contati. Venerdì per sfogo di pressione insopportabile, ma necessario. Anche io ho i miei venerdì: meno estremi. Io sono un privilegiato, rispetto a Riko, ma li conosco bene quelli come lui. Ogni venerdì mi ritrovo nel bar che abbiamo ricostruito con gli amici di sempre, nella mia cittadina, sempre la stessa da 56 anni. Come gli amici: operai, contadini, un paio di imprenditori. Tutti alle prese con tasse troppo alte per servizi troppo bassi, con pensioni che non arrivano e promesse mai mantenute».

Alle prese con l'Italia arrabbiata che fa da sfondo a Made in Italy. 
«Non mi pare che questo Paese sia a posto. Io ho speranza, ma volevo raccontare le cose come stanno ora. Per raccontarle ho mandato avanti Riko, un alter ego o semplicemente un Liga che poteva essere senza il successo. Amo l'Italia e disprezzo per questo tutto quello che le impedisce di essere quello che potrebbe essere».

Un concept album: roba da prog rock anni Settanta.
«Venti giorni isolato e un album venuto giù di getto: lo vedrete nel film. Lo so, tutti ti dicono: la gente vuole ascoltarti per due minuti, poi passare ad altro. Ma io dico ai giovani e ai meno giovani: la vita l'abbiamo fatta più veloce, coi social e con l'informazione a tamburo, ma il tempo ce lo dobbiamo riprendere. Permettetemi di entrare con la musica nel vostro tempo e permettete alla musica di fare il suo dovere dentro di voi. Il tempo che gli dedicate lo guadagnate: io l'opportunità ve l'ho data dice sorridendo, Liga poi voi fateci il cazzo che volete».

Un disco multiforme: reggae, funky
«Ho bisogno del vostro tempo perché voi direte, qualche volta: ma questo non sembra Liga Avevo bisogno di questo e di dare spazio ai miei gusti musicali, che sono molto vari. Portate pazienza per questo Liga-Riko».

In tv anche un estratto di Liga Rock Park, con Campo Volo che emozioni sono?
«Non trovo le parole. Proviamo così: sappiamo cosa è un orgasmo, Liga Rock Park è meno intenso, magari, ma molto più lungo. È stato l'apice dei miei live».

Dieci ore di Young Pope, 50 minuti di Riko: l'arte che si riprende il tempo. 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 23 Novembre 2016, 14:20
© RIPRODUZIONE RISERVATA