Londra meglio di Sanremo: nel 2020 i migliori artisti italiani invece di andare al Festival preferiscono cantare nella "City"

Londra meglio di Sanremo: nel 2020 i migliori artisti italiani invece di andare al Festival preferiscono cantare nella "City"
Londra meglio di Sanremo. Il 2020 si apprestra a essere l'anno della "City" per la musica italiana. I migliori artisti dello stivale si esibiranno nella capitale inglese: da Zucchero ad Andrea Bocelli, da Tiziano Ferro ad Antonello Venditti, da Francesco Renga al vincitore dell'ultimo Festival Mahmood fino a Gianna Nannini, Mario Biondi, Vinicio Capossela, Salmo, Motta e Frankie Hi-Nrg. E questo solo nelle prime settimane del nuovo anno senza dimenticare chi negli scorsi mesi ha scelto Londra come Marco Mengoni, Calcutta, Nek e Gué Pequeno.

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A mettere in paragone il Festival di Sanremo con la "City" è Londra Italia, mettendo in evidenzia il flusso contrario rispetto al prossimo divorzio del Regno Unito dall'Europa con l'avvento della Brexit. A rispondere a Londra Italia è Attilio Perissinotti fondatore della TIJ Events, l'organizzazione italiana di concerti a Londra più longeva. «In realtà prima del 2008 pochi artisti suonavano a Londra», spiega Perissinotti. Ma qualcosa stava cambiando perché «ho affrontato una serie di analisi di quanti italiani vivevano a Londra e ovviamente il numero era elevatissimo: la sesta città d’Italia, se messa a paragone con le altre». Dello stesso avviso Elena Beltrami, senior music promoter presso Agmp, che ammette come «Londra sia il mercato musicale più importante d’Europa, a livello di curriculum è molto prestigioso per un artista fare tappa nella capitale inglese. Un altro vantaggio di questa città è quello di avere un pubblico internazionale, è un’ottima vetrina non solo per il mercato inglese»

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La scelta degli artisti italiani di esibirsi a Londra non è dettata dal richiamo di un cachet ricco, anzi. «Ahimè non ci sono delle convenienze economiche in questi tour europei - precisa Perissinotti - di solito gli artisti non arrivano a prendersi un cachet in quanto il numero dei biglietti venduti non è certo al pari con il loro mercato in Italia». Addirittura sembrano essere inferiore, come riferisce Beltrami: «​Il mercato UK a confronto con il resto dell’Europa è quello che offre i cachet più bassi, proprio perché è il più prestigioso e competitivo. Non parlerei di convenienza economica ma più di crescita del profilo artistico e di visibilità per l’artista».

Sugli effetti della Brexit la musica ne risentirà solo per questioni economiche. «Ritengo che l’unico problema della Brexit riguardi l’aspetto economico - spiega Perissinotti - in quanto sarà molto più costoso realizzare un live venendo dall’estero. Saranno necessari documenti di trasporto e altre autorizzazioni speciali che fino ad ora non ci sono mai state facendo parte del mercato unico». Una problematica che secondo la Beltrami investirà soprattutto le band meno prestigiose: «Se i costi di produzione dei concerti nel Regno Unito aumenteranno, di conseguenza si alzeranno anche i prezzi dei biglietti - dice - Probabilmente le grosse band non sentiranno moltissimo questo impatto economico, però i gruppi meno famosi e soprattutto gli emergenti, potrebbero evitare mini tour in Inghilterra».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 20 Dicembre 2019, 14:34
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