Dieci anni in Volo: «Niente trap, il nostro segreto è il pop lirico»

Dieci anni in Volo: «Niente trap, il nostro segreto è il pop lirico»

di Rita Vecchio
MILANO - Piero, Ignazio e Gianluca dieci anni dopo. Da sconosciuti ragazzini chiamati simpaticamente “i tre tenorini”, a “Il Volo” (nella foto - Luigi Lista) pronunciato a voce alta, come trio applaudito in tutto il mondo. E dai numeri fuori di testa che addizionano successi (ad esempio, oltre 2 milioni di dischi venduti e più di 220 milioni di stream). Alla faccia del bel canto, genere, che piaccia o no, a tratti messo da parte. Se per Piero Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble, Ti lascio una canzone - il talent di Rai 1 che nel 2009 li ha creati insieme al loro guru Michele Torpedine quando avevano 14 anni - è stato il trampolino di lancio, il vero tuffo nei palcoscenici del mondo l’hanno fatto loro. Con la voce e con il coraggio di andare oltre, anche alle critiche di cui Il Volo non è stato mai risparmiato.
E, oggi, reduci da 83 concerti negli ultimi mesi in America Latina, festeggiano. Un best of cd in uscita venerdì con brani da Il Mondo ad Arrivederci Roma, passando per La Traviata e Turandot, per Be My love e Grande Amore, e un dvd dell’ultimo live a Matera. Le date firmacopie, tra cui il mini-concerto alla Mondadori di piazza Duomo a Milano il 10 novembre (a Roma, al C. C. di Romaest il 9). Il 19 novembre, invece, Canale 5 manderà in onda in prima serata lo speciale sui 10 anni della loro carriera. Da gennaio, il #10yearstour, il giro di concerti in Nord America che li farà tornare al Radio City Music Hall di New York che li ha già acclamati in passato (con biglietti venduti in sole 8 ore). In Italia, 30 agosto all’Arena di Verona e 4 settembre al Teatro Antico di Taormina.
«In questi dieci anni, non è stato tutto semplice. Litigate tra noi? Certo che sì. Pure per qualche ragazza (ridono, ndr). Eravamo sconosciuti, ora siamo una famiglia. Il momento più difficile? Il 2014, anno in cui siamo entrati in crisi per tutto. Ma siamo qui. E siamo noi, con il nostro pop lirico». Consapevoli di non fare la musica di Sfera Ebbasta o la trap, dicono. «E va bene così. La cosa a cui la musica dovrebbe fare attenzione? Ai testi. Perché i testi spesso trasmettono messaggi brutti». E con il desiderio di essere eredi di Pavarotti e Bocelli. Il We are the world for Haiti (unici artisti italiani tra 80 invitati, da Bono a Celine Dion) con Quincy Jones, il tributo a Caracalla dei tre tenori con Placido Domingo, l’incontro con Barbra Streisand, papa Francesco e la giornata della Gioventù. Il “coraggio” di partecipare al Festival di Sanremo nel 2015 (che hanno vinto). Sono tra i momenti più belli della loro carriera. E, attenti alle missioni di pace dei militari, non possono che rispondere no ai cori razzisti, con riferimento alla cronaca di Balotelli delle ultime ore. Altre sorprese in arrivo? «Per Pasqua un grande progetto». E saranno altri numeri che sommano numeri.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 6 Novembre 2019, 08:21
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