Beyoncé regina dei Grammy: con 32 è record di sempre. Styles miglior disco, delusione Måneskin

La ex Destinys Child trionfa, ma non del tutto...

Beyoncé regina dei Grammy: con 32 è record di sempre. Styles miglior disco, delusione Måneskin

di Claudio Fabretti
Un ciclone di nome Beyoncé Giselle Knowles, coniugata Carter, per gli amici Beyoncé. È lei, da ieri, la regina incontrastata dei Grammy, con la sua montagna di statuette: 32, una in più del primato precedente detenuto dal direttore d’orchestra Georg Solti, morto nel 1997. Un record suggellato da tre nuove vittorie, ottenute dalla ex-Destiny’s Child ancor prima che iniziasse la diretta da Los Angeles, e altre due durante la trasmissione sulla Cbs. «È l’artista del nostro tempo», l’ha incoronata Lizzo sul palco. Eppure, per Queen B, seduta tra i vip della Crypto.com Arena (l’ex Staples Center) trasformata in bistrò, non tutto è andato per il verso giusto. La cantante di Renaissance, infatti, è stata ancora una volta esclusa dai premi di maggior rilievo assegnati dalla Recording Academy. Ad esempio (per la quarta volta) da quello per l’Album dell’anno, andato a Harry Styles con il suo Harry’s House.
Niente da fare, invece, per i Måneskin. Damiano e compagni erano in corsa per il Grammy come Miglior nuovo artista dell’anno, ma sono stati bruciati sul traguardo dalla cantante jazz Samara Joy, 23enne del Bronx e idolo della generazione Z. Gli altri due premi di rilievo sono andati a Lizzo per la registrazione dell’anno (About Damn Time) e, di nuovo a sorpresa, alla 73enne Bonnie Raitt per aver scritto la canzone dell’anno: Just Like That, un brano folk tradizionale che racconta la storia di un trapianto di cuore. Adele ha invece vinto nella categoria Miglior performance pop con Easy On Me.
La serata ha registrato anche un paricolare primato per l’attrice Viola Davis, che con l’audio-libro del suo memoir Finding Me, è entrata nell’esclusivo club degli Egot, i vincitori di Emmy, Grammy, Oscar e Tony. L’edizione 2023 degli oscar della musica ha anche reso omaggio all’hip hop, che quest’anno celebra il suo primo mezzo secolo, con un tributo di 12 minuti curato da Questlove. E uno spazio ad hoc è stato riservato anche alla questione dei diritti civili in Iran, con Baraye, inno delle proteste a Teheran e dintorni, che si è aggiudicato il Grammy per la Miglior canzone per il cambiamento sociale. Ad annunciarlo è stata la first lady americana, Jill Biden.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 6 Febbraio 2023, 19:19
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