Sarà una serata all’insegna del grande jazz quella che andrà in scena sabato 19 giugno alle ore 18 alla Casa del Cinema, nel Teatro all’aperto Ettore Scola. A distanza di due anni dall’evento di presentazione del documentario candidato ai Nastri d’Argento 2020 La coppa del jazz, a lui dedicato dalla figlia Vivian e presentato proprio alla Casa del Cinema in occasione dei 60 anni di carriera, sarà di nuovo il musicista, contrabbassista Giovanni Tommaso, uno dei signori del jazz italiano e non solo, a calcare il palco di Villa Borghese per raccontarsi e raccontare la sua lunga carriera ad una platea di amici e colleghi.
Sarà l’occasione per presentare al pubblico la sua ultima fatica, stavolta editoriale, dal titolo Abbiamo tutti un blues da piangere, un’autobiografia edita da Albatros in cui il musicista ripercorre la propria vita – intima e professionale – partendo dalla nascita a Lucca nel 1941 fino ai giorni nostri, passando anche per alcuni momenti difficili. Come conferma lo stesso autore nella prefazione del testo: «Ho intitolato questo mio libro Abbiamo tutti un blues da piangere, perché mi piace e anche perché, ripensando a certi episodi della mia vita, ricordo bene quanto abbia sofferto vivendoli. Fortunatamente posso dire che si è trattato di episodi sporadici. E comunque, con il blues si può anche ridere».
Un viaggio profondamente caratterizzato dalla musica, a testimonianza di un talento e di una passione che sin dalla giovane età hanno ispirato ogni scelta artistica di Tommaso e segnato le sue numerose tappe professionali: dagli esordi degli anni ’50 con il Quintetto di Lucca, alle prime esperienze, poco meno che ventenne, nella New York dell’epoca d’oro con i suoi locali storici in cui si esibivano Miles Davis e John Coltrane.
Prosegue Giovanni Tommaso: «Sono stato incoraggiato da colleghi e anche da alcuni critici/scrittori italiani e americani a scrivere un libro autobiografico con varie testimonianze. Tra questi Ashley Khan e James Gavin, autore del bellissimo libro su Chet Baker ‘Deep in a Dream’(…). I vari stili che hanno determinato l’evoluzione del jazz sono strettamente legati a eventi storici e sociali, per questo ho pensato che la mia autobiografia potesse interessare appassionati, colleghi e magari qualche curioso lettore di storie raccontate da un provinciale lucchese che si è ritrovato in giro per il mondo. I primi capitoli sono autobiografici e partono dalla mia infanzia, la guerra, il primo dopoguerra e la mia passione per il cinema. Poi cronologicamente racconto storie legate alle varie tappe della mia carriera di musicista. In ultimo qualche riflessione di carattere generale sulla musica e su alcuni musicisti, in particolare i giganti del jazz che ho conosciuto e con i quali ho suonato».
Ultimo aggiornamento: Martedì 15 Giugno 2021, 19:15
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