Giorgio Moroder: «La mia prima volta live, a 79 anni»

Giorgio Moroder: «La mia prima volta live, a 79 anni»

di Ferro Cosentini
MILANO - Giorgio Moroder live. Non è mai troppo tardi per cominciare qualcosa di nuovo. Neanche se sei alla soglia degli 80 e il mondo ti considera il padre della disco music elettronica. Così, il pluripremiato produttore, compositore e dj (tre Oscar legati a cult movie come Fuga di mezzanotte, Flashdance e Top Gun, autore delle musiche di Scarface e di Call Me, il tema di American Gigolò) si concede una spettacolare “prima volta”. Con The Celebration of the 80’s, lo dice lui stesso, «realizzo un vecchio sogno». Quale? Un concerto dance, nientemeno, nel quale Moroder canterà anche qualche brano.
Maestro Moroder: perché un live e perché proprio ora?
«La verità? Da 5 anni ho cominciato a divertirmi con i dj-set. Per me, che ho passato la vita in studio di registrazione, il rapporto diretto col pubblico è stata un’emozione fortissima. Così, ho cominciato a pensare a un vero e proprio live».
Partito il 1° aprile da Birmingham, il suo Celebration arriva in Italia il 17, 18 e 19 maggio per le tre date di Milano, Roma e Firenze. Prima tappa al milanese Teatro Ciak. Che festa sarà?
«Innanzitutto celebro un decennio per me magico: con gli Oscar per Flashdance di What A Feeling’ e Take My Breath Away in Top Gun, ma ci sarà spazio per almeno una ventina di pezzi, tra i quali non potrà mancare I Feel Love, la canzone da cui partì tutto, con Donna Summer, erano gli anni 70».
Lei ha collaborato con molti artisti da David Bowie a Cher a Freddie Mercury: per quali il suo cuore batte di più?
«Su tutti, due divine come Donna Summer e Barbra Streisand. Ma con Donna ho realizzato quasi 80 brani, con lei è stata amicizia vera, fino alla fine. Vivevamo nello stesso palazzo».
La sua carriera cominciò negli anni 60, musicista in una band in giro per l’Europa. Poi Berlino e l’elettronica, una rivelazione.
«Città incredibile, stimolante ma, dopo un po’, soffocante, con quel Muro che schiacciava le menti. Difatti, mi spostai a Monaco. Dove conobbi Donna».
Essere italiano, di Ortisei vicino a Bolzano, è stato un vantaggio o uno svantaggio per farcela negli States?
«Nè l’uno né l’altro, grazie al cielo laggiù le cose le fai se hai idee e talento. E fortuna, anche».
Lei è classe del 1940, stessa generazione dei Lennon e dei Jagger: ha vissuto la golden age del rock ma non l’ha mai amato vero?
«Lo ascoltavo distrattamente. No, non è mai stata la mia musica. Il synth, non la chitarra, è stato lo strumento della mia vita».
Chi le piace della scena musicale attuale?
«Lady Gaga senza dubbio: sa comporre, cantare, recitare, ha vinto un Oscar. Ha tutto. E non mi dispiace nemmeno la scena hip hop».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 9 Maggio 2019, 08:53
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