Giorgio Gaber, a 15 anni dalla morte con Ivano Fossati l'inedito "Le donne di ora"

Giorgio Gaber, a 15 anni dalla morte con Ivano Fossati l'inedito "Le donne di ora"
 L'idea gli è venuta parlando con i suoi studenti dell'università di Genova, che sapevano chi era Gaber e cosa rappresentava, ma della sua produzione conoscevano poco o niente: è nato così 'Le donne di orà, l'album ideato e prodotto da Ivano Fossati che - a 15 anni dalla morte - ripropone la voce e le canzoni del signor G «in maniera leggera, quasi tascabile». E lo fa restaurandone alcuni brani celebri «senza tradire la voce unica e meravigliosa di Gaber» e «cercando di saldare il Gaber prima maniera con quello del teatro canzone».

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Perché - è la convinzione di Fossati questa volta nel ruolo di produttore - «molta gente è convinta che ci siano due Gaber, ma io no, per me c'è un solo grandissimo artista». Ad arricchire l'album, che va da 'Ciao ti dirò' del 1958 all'ultimissima produzione, anche un inedito scritto nel 2002, 'Le donne di orà. Quando Fossati lo ha ascoltato la prima volta era «tralasciato, abbandonato, con solo un basso, una batteria, una chitarra e nient'altro, l'ho trovato strano perché - racconta il cantautore, ospite d'onore della presentazione delle iniziative per il 15ennale, nel cantiere del teatro Lirico a Milano - la canzone era bellissima. Giorgio la pensava come singolo, ma non era voluta come voleva lui ed era rimasta fuori».



Così Fossati ha suonato gli strumenti che mancavano, cercando di immaginare quale suono sarebbe piaciuto a Gaber oggi: «mi è venuto in mente Van Morrison, un suono ruvido, potente, generoso, non patinato e ho cercato di farlo così». Ed è la veste migliore per un brano di straordinaria attualità nel tratteggiare le difficoltà relazionali tra uomo e donna: «in questa canzone, dalla visione lucida e tagliente, emerge che - riflette Fossati - le donne lo impensierivano, io non sarei stato capace di scrivere un brano così, lui era capace di entrare in un tema delicato con leggerezza e ironia, lasciando trasparire i pensieri. La sua capacità era renderci le cose apparentemente semplici: quella era la sua chiave, che io non ho, le mezze tinte non sono il mio forte».



Come un restauratore che togliendo le opacità da un quadro lo restituisce all'originario splendore, Fossati ha levato la patina del tempo da canzoni come 'La ballata del Cerruti' o 'Porta Romana', e ci ha preso tanto gusto che «in studio ho provato a fare la scaletta di un secondo album ed è venuta fuori subito. Le canzoni belle abbondano, non è un lavoro difficile, ma è delicato mettere mano sulla voce e sui pensieri di Gaber». Così Fossati - che aveva conosciuto Gaber negli anni 80, stringendo un'amicizia sigillata dalla reciproca stima artistica - ha lavorato in stretto contatto con la Fondazione Gaber e la figlia di lui, Dalia, che compare bambina, insieme al papà, sulla copertina del disco.



Oltre al disco, la Fondazione promuove anche la rassegna Milano per Gaber, ospitata dal Piccolo, che sarà aperta il 26 marzo dall'incontro 'Destra, Sinistra o Giorgio Gaber' con Graziano Del Rio. Il giorno dopo appuntamento con Ivano Fossati, il 28 con lo spettacolo 'Polli di allevamentò di Gaber e Luporini, proposto a quarant'anni dal debutto da Giulio Casale, che si esibirà utilizzando le basi musicali originali arrangiate da Franco Battiato. L'ultimo appuntamento è giovedì 29 marzo con 'La sedia da spostare - Instant Theatrè di e con Enrico Bertolino. Sempre insieme al Piccolo, il nipote di Gaber, Lorenzo Luporini, porta nei licei di Milano e provincia le lezioni-spettacolo dedicate al nonno, cui - una volta ultimati i lavori - verrà intitolato il teatro Lirico. 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 21 Marzo 2018, 10:51
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