Gino Paoli, un doppio album per celebrare gli amici e i successi: «Appunti di un lungo viaggio»

Gino Paoli, un doppio album per celebrare gli amici e i successi: «Appunti di un lungo viaggio»

di Luca Uccello
MILANO - Appunti di un lungo viaggio non è solo il titolo del suo ultimo doppio album (in uscita il prossimo 19 aprile), è anche la sua vita cantata, quella di Gino Paoli. Una vita interminabile, con sessant’anni di carriera da festeggiare, tante storie da raccontare. Come quelle di tanti suoi amici passati che ricorda ancora come fossero con lui, a ridere al suo fianco, a fumare una sigaretta, a bere un bicchiere. 



Da Don Gallo a Bruno Lauzi «che è la persona che più mi manca, anche se eravamo molto diversi e litigavamo sempre». Gino non è cambiato e «queste canzoni parlano della vita. E la vita è fatta di stagioni».

Semplice, essenziale, proprio come piace a lui. Il primo cd s’intitola Canzoni interrotte «perché quando hai detto quel che dovevi dire non c’è bisogno di sbrodolare. Ti fermi. Ho tentato di trovare un’altra forma per esprimermi, una forma che fosse più vicina a me, essenziale appunto. Certo, comporta il fatto di pensare prima di parlare».

A 84 anni guarda la vita in faccia senza aver paura della morte. Forse perché «non credo nella morte», risponde. «In natura la morte non esiste. Esiste una stagione che finisce affinché ne inizi un’altra. E questa cosa mi dà grande serenità. La morte non mi fa paura. Ho semmai il rimpianto per la morte degli altri, per non aver passato abbastanza tempo con loro». E a proposito di morte, l’anarchico cantautore genovese non ha nessun dubbio: «Voglio morire malato perché ho intenzione di fare tutto, non mi voglio far mancare niente, non voglio arrivare alla fine tutto sano e perfetto e non aver fatto niente, preferisco aver fatto tutto e magari lasciarci la pelle malato».

Poi c’è l’altro cd, I Ricordi, dove sono riuniti i suoi più celebri successi rivisitati« insieme a tre grandi jazzisti» ovvero Rita Marcotulli, Alfredo Golino ed Ares Tavolazzi. Alla sua si rimette in viaggio, «anche se me ne starei volentieri a casa» ma «il palcoscenico è una droga. Non lo abbandoneresti mai una volta che sei lì…». Ironico e irriverente Gino Paoli resta un anarchico convinto («Non mi sembra di avere espresso le cose mai in maniera diversa rispetto a prima…»), lontano dalla religione, sensibile alle cose brutte che gli accadono intorno, come il razzismo: «Trent’anni fa a Ischia scrissi Ehi ma’, è una canzone ancora attuale. Le cose non sono cambiate, sono solo peggiorate…».
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Ultimo aggiornamento: Giovedì 11 Aprile 2019, 09:08
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