Gianni Morandi: «Torno a casa a Bologna per sedici concerti»
di Marco Castoro
Poi quelle sfide a Canzonissima contro Massimo Ranieri…
«Ne ho vinte tre e in altrettante sono arrivato secondo. Ricordo di aver battuto Villa e Modugno. Ho vinto con Non son degno di te, Ma chi se ne importa e Scende la pioggia. Mentre a Sanremo ho trionfato solo nel 1987 con Ruggeri e Tozzi».
Che spettacolo sarà al Teatro Duse di Bologna?
«Dal primo novembre con “Stasera Gioco in Casa, una vita di canzoni” racconto - con la musica e a parole - i momenti di vita vissuta, perché al Duse si fa prosa».
Ci sarà anche un brano inedito…
«Sì. Il titolo? Ancora non lo so. Magari si chiamerà Stasera Gioco in Casa».
A proposito di aria di casa, è pentito di non aver cantato i versi dedicati alla sua Monghidoro, “paese mio che stai sulla collina”…
«Che sarà. Una canzone che Migliacci e Jimmy Fontana avevano scritta per me, ma io purtroppo non l’ho capita. Qualche anno dopo ho cominciato a cantarla nei concerti, ma non al momento giusto».
Racconta vita vissuta, ma oggi si ritrova in quest’Italia?
«Ci dobbiamo stare. I miei tempi erano diversi. C’era tanta voglia di ridere, la gente aveva più ideali e speranze».
Prima o poi la vedremo duettare con i suoi figli Marco o Pietro?
«Sono due bravi musicisti. Con Marco l’ho già fatto. Pietro proprio non ne vuol sapere della mia musica. Lui è un rapper».
Le piace il rap?
«Ascolto tutto. Rap, trap, indie, i giovani cantautori. Ascolto e imparo. Ho avuto con Rovazzi una bella esperienza con un pubblico di adolescenti, mi sono divertito».
Perché Marco canta Rino Gaetano e non le canzoni di suo padre?
«È un grande appassionato di Rino. Dove abita ha chiesto al comune di farla intitolare a Gaetano».
Il suo momento più bello?
«I ricordi più belli vanno alla prima canzone, al primo disco. Tuttavia, dopo la lunga crisi che ho attraversato, è stato un grande momento quando ho ritrovato il rapporto con il pubblico. Con Uno su Mille. Pensavo che non sarebbe più tornato un periodo così bello».
Chi è il numero 1 tra i cantanti italiani?
«Sono un fan di Celentano. Ha una timbrica straordinaria. Secondo Renato Zero, grande interprete. Poi Eros e Baglioni, grande autore e grande interprete. Tra i giovani mi piacciono Coez, Calcutta e Tommaso Paradiso».
E Lucio Dalla?
«Il numero uno. Ma non c’è più. Così come l’altro Lucio. Quei due Lucio, coetanei, ma fuori classifica perché sono i più grandi. Ma se citiamo quelli che non ci sono più, allora anche Gaber e De André».
Se glielo chiedessero rifarebbe Sanremo?
«Difficile che me lo chiedano. Certo per i 70 anni dovrebbe esserci una panoramica con giovani e vecchi. Se mi invitano ci vado, non a condurre, ma in gara. A me piace la competizione, sono un maratoneta».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 17 Aprile 2019, 08:49
© RIPRODUZIONE RISERVATA