Gazzelle: «Io, timido e Punk con il mito di Vasco»

Gazzelle: «Io, timido e Punk con il mito di Vasco»

di Rita Vecchio
Tra i più appartati della blasonata scena indie. Flavio Pardini, in arte Gazzelle, un po’ per carattere schivo, sfuggente a domande sulla sua vita privata che elegantemente schiva, e un po’ per la sua musica “emotiva”, pare che il successo del primo disco - Superbattito - del tour sold out, non lo abbia cambiato. Ma nemmeno X Factor 2018 (giudice a sorpresa dell’ultima puntata di Audizioni: «Bella esperienza, mi sono divertito, e con Asia e Mara quante risate!»). Gli amici, il quartiere, le abitudini di sempre. Ed ecco che (venerdì) il cantautore romano, 28 anni, pubblica Punk. Secondo disco dopo due anni. Tre singoli che lo anticipano. “Sopra”, “Tutta la vita” e “Scintille”, due milioni di ascolti e oltre 350.000 di stream. E all’orizzonte i palazzetti di Milano (1 marzo - Mediolanum Forum) e Roma (3 marzo - Palazzo dello sport).

Partiamo dai ringraziamenti del disco. Quello per Roma: è una dichiarazione d’amore?
«Roma è casa. Nonostante i suoi problemi, le sono grato. Mi fa stare bene, mi fa scrivere canzoni. Non immagino di poter vivere altrove (almeno per ora)».
Un covo di artisti.
«Forse mi trovo nel posto giusto nel momento giusto. Gli anni di Rino Gaetano, quelli di Silvestri, e quelli di oggi. Pare che ogni 20 anni la musica si svegli».
Per quello ci si è buttato?
«È nelle mie corde da sempre. A sei anni, mio padre mi regalò una tastiera giocattolo. A sette, ho scritto la mia prima canzone. Alle medie composi “Finalmente Undicenne”… (chissà poi che traguardo pensavo fosse!). Componevo mentre scorrazzavo in motorino, quando lavoravo come barista, di giorno, di notte… sempre».
E il singolo “Scintille”?
«È vecchia, scritta quando non facevo il cantante. Ero in un periodo triste».
Era stato lasciato?
«Esatto (ride, ndr). Mi sa che vivo di sentimenti ed emozioni. E la musica è la mia valvola di sfogo».
Beh, le sta portando bene. Se l’aspettava così questo mondo?
«Forse lo idealizzavo. Ma a me interessa scrivere, cantare. Il resto, lo lascio agli altri».
Quando ha saputo che avrebbe fatto i palazzetti?
«Ho risposto “Ok”. Sarà una cosa che mi ricorderò. Lo immagino intimo e con momenti acustici».
Ospiti?
«Non so. Già che sto là, il palco me lo godo e lo tengo per me».
Sanremo?
«Non credo lo farò mai. Non mi piacciono le gare. Come ospite, andrei volentieri».
Ma perché “Punk”?
«Nel senso di filosofia e cultura. Punk è libertà, fantasia, creatività».
Se le chiedessi di descriversi?
«Sono schivo. Timido. Evito gli eventi mondani. Ho gli amici di sempre. Mi piace Bukowski, l’indie, Coez, Carlo e Franco, Tommaso Paradiso. Rino Gaetano, Vasco Rossi, Oasis, Beatles».
Vasco lo conosce?
«No. E forse è meglio non conoscere i miti. Lui per me è uno che non se la tira».
Poche parolacce e testi intimi…
«Canto la mia storia».
Niente politica?
«Sarebbe troppo per me».
Scrivere a quattro mani?
«Mi piacerebbe. Magari con Battiato».
Cosa non ha ancora fatto?
«Un libro di pensieri che ho iniziato a scrivere»
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 28 Novembre 2018, 08:46
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