Galeffi: «Il mio Settebello in uscita ora? Un disco per fare compagnia»

Galeffi: «Il mio Settebello in uscita ora? Un disco per fare compagnia»

di Rita Vecchio
Le cose le fa bene. O non le fa. Galeffi non si preoccupa dei tempi che servono per il suo secondo disco. Né del momento di uscita. Questo del coronavirus che ha paralizzato l'intera società. Settebello, anticipato dal brano titolo e da Dove non batte il sole, America e Cercasi amore, arriva in digitale, cd e LP venerdì per Maciste Dischi. Per il cantautore nato 29 anni fa nel quartiere Montesacro di Roma - Marco Cantagalli il vero nome - laureato in Lettere indirizzo cinema e giornalista, è l'attestazione di esistere nel panorama musicale italiano.
In Settebello le manca l'ossigeno: mai strofa fu più attuale.
«Pare premonitore. Chi l'avrebbe mai detto? Pubblicare in un altro periodo sarebbe stato più facile. Però credo possa far compagnia».
Un mazzo di carte in copertina.
«Sono un giocatore accanito. Fin da quando giocavo a scopa con i nonni. Ricorda il mondo dei cartomanti e della magia. Mi intrigava l'idea della copertina con l'unica carta del mazzo. Ma se hai il Settebello, non è detto che hai vinto. Ci vuole fortuna».
E lei canta che è bravissimo con la sfortuna.
«C'è chi ha fortuna e chi con la volontà se la crea. Al liceo mi prendevano in giro per come mi vestivo. Ero basso. Le ragazze guardavano altrove. Non sono mai stato il figone della classe. Si capisce dalle mie canzoni (ride)».
Effettivamente nei titoli
«Predomina la negazione. Non mi ero accorto. Ha ragione. Si chiama esistenzialismo, dai».
La sua prima canzone?
«Dopo una cotta per una ragazza che non mi filava. Ero convinto che dopo mi avrebbe dato un bacio. Presi una base rap da internet. Ovviamente non funzionò. Ma scoprì che mi piaceva fare musica».
Come diventa Galeffi?
«Nasciamo ascoltatori. Da Nutini a Conte a Cremonini, con cui collaborerei. A casa, dai Pink Floyd a Pfm dei vinili di mio padre. A Tiziano, Mannoia e tanto pop di mia madre».
Che quindi la vorrebbe a Sanremo.
«Glielo ho promesso. L'idea c'è e c'era».
Che disco è Settebello?
«Da ascoltare nella sua totalità. Dietro c'è un lavoro maniacale. Non un disco indie qualsiasi. Il pressappochismo non mi è mai piaciuto. Mi disturba l'associazione della musica indie come di poco contenuto. Volevo dimostrare il contrario».
Nel testo, un paragone diretto Roma, città dove vive, e Milano.
«Sì. Roma è vittima della sua grandezza e non si migliora. Milano anche se non è perfetta, vorrebbe comprarsi pure il mare».
La musica nella sua vita?
«A volte compagna. A volte no. Lei fedele, io no. Fino a quando non ho cominciato a pubblicare. Ed è la mia strada».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 19 Marzo 2020, 20:32
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