Amalfitano: «Dai Parioli a Palermo cercando la mia evasione». Nuovo album e nuova carriera solista per il cantautore

Amalfitano: «Dai Parioli a Palermo cercando la mia evasione». Nuovo album e nuova carriera solista per il cantautore

di Rita Vecchio
Baffi, cappello e canottiera rossa. È il fermo immagine della copertina di Gabriele Mencacci Amalfitano. Un revival anni Sessanta-Settanta con cui il cantautore romano («sono un pariolino atipico») - voce della band Joe Victor - a quasi 32 anni intraprende un nuovo percorso: solista e brani in italiano. 

Agli inizi di luglio Ti amo piano bar, poi Palermo e da domani Marilyn: tre singoli in un solo mese con cui Amalfitano anticipa Ah!, album di esordio ((Flamingo Management/Sugar Music Publishing) che sarà pubblicato a novembre. Se si preme il tasto play, sembra di ascoltare il primo Venditti, Battiato, Ivan Graziani e Rino Gaetano. 

Passa dalla società dei magnaccioni agli stornelli a gruppi di fascisti al ma cosa ti costa dirmi che ti manco per l'amore tormentato. Nuova vita per Amalfitano?
«Esco dalla mia comfort zone. Alla ricerca di evasione (Palermo) o ironia (Ti amo piano bar). Con i Joe Victor siamo in pausa, ma io non avevo voglia di smettere di fare musica». 

Album intitolato Ah!. 
«É esclamazione di stupore nel bene e nel male. Un disco registrato a Palermo come fossero canzoni-documentario. Ovvero, con una scrittura da macchina da presa: descrivo quello che vedo».

Uno dei Parioli che scrive Palermo
«La madre di mio figlio lavorava lì. Un amore tormentato. Palermo è la prima canzone del disco. È la città dove mi rifugio quando scappo da Roma. Ma i Parioli nella mia storia c'entrano. La noia verso l'ambiente mi ha trascinato alla musica. Ricordo quando ascoltai in uno spot per la prima volta Freddie Mercury. Rimasi folgorato. Ho comprato una chitarra, e dischi su dischi. Una passione solitaria: a casa mio padre medico, mia madre stilista, non si è ascoltava musica. Bob Dylan, Cat Stevens e il rock classico, sono diventati la mia fissazione».

I suoi genitori? 
«Mi hanno appoggiato. Anche quando sono rientrato da Londra, dove mi ero iscritto (senza mai frequentare) a medicina. La laurea in Filosofia con tesi in Storia della religioni (altra mia passione)».

Ma poi ubi maior e sceglie la musica. Ed eccolo nel girone dei cantautori romani.
«Paradiso, Calcutta mi piacciono. Non mi sento alieno. Cerco di dire la mia». 

E la scena musicale?
«È interessante. Dopo questa crisi, ha preso uno scossone dalla sovra produzione di indie it pop. Mi piacerebbe collaborare con qualcuno». 

Uno su tutti? 
«Max Gazzè». 

A Sanremo ci ha pensato? 
«Ogni volta che lo vedo, me lo immagino. Anche se credo abbia perso in qualità rispetto a prima».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 31 Luglio 2020, 08:38
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