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Francesca Michielin, la sua Cheyenne è una freccia spuntata
di Davide Desario
È la freccia che è sbagliata o è l’arco che comincia a non tirare più bene? Perché la brava e giovanissima Francesca Michielin non sembra essere partita con il piede giusto per il suo quarto album previsto per il 2020. Cheyenne, il primo singolo lanciato su tutte le piattaforme, ha avuto un esordio balbettante: nonostante su Spotify lo abbiano ascoltato oltre 400mila persone e su Youtube oltre 150mila («stiamo volando» scrive lei su Instagram), nella classifica (Fimi) dei brani più venduti della settimana è solo al 67° posto. Niente a che fare con Tha Supreme e Marracash che si dividono praticamente le prime dieci posizioni, ma nemmeno con Tommaso Paradiso (Non avere paura 21°) e Coez (La tua canzone 47°) i cui brani sono sul mercato ormai da mesi. Insomma Cheyenne la sentono molto ma la comprano meno.
Le premesse c’erano tutte: lei, da quando nel 2011 ha vinto la quinta edizione diX-Factor, è un fenomeno di questa nostra musica ad alto tasso “catodico”, è una star social da quasi 600mila follower su Instagram e altrettanti su Twitter; ha collezionato collaborazioni con colleghi come figurine; tra gli autori spiccano il vincitore dell’ultimo Sanremo Mahmood e Charlie Charles che l’ha anche prodotta. Eppure Cheyenne, a parte i fan (che si sa amano e non criticano tant’è che al sondaggio lanciato da Radio Italia sono arrivati 200 commenti quasi tutti positivi) non convince. Questa electro-ballata sembra incompiuta: il testo ha poco di poetico (si salva il verso “Il cerchio è chiuso e noi ci siamo dentro”), il ritornello non si fa cantare e l’interpretazione della ventiquattrenne di Bassano del Grappa è a metà tra Noemi (ma senza grinta) e Carmen Consoli (ma senza la sua struggente interpretazione).
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