I fan di Battiato si radunano sotto casa del maestro e cantano “La cura". La convalescenza troppo lunga preoccupa tanti

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di Toto' Rizzo
L’iniziativa aveva il titolo di un suo brano, «Invito al viaggio», come passaparola è bastato facebook: e così circa duecento fan di Franco Battiato si sono ritrovati a Milo, alle pendici dell’Etna, il vulcano maestoso che i catanesi chiamano familiarmente «’a muntàgna». Poi da lì, a piedi o in auto, “in pellegrinaggio” verso Praino, una frazione del paese, in direzione della villa dalla facciata rosa dove il cantautore trascorre una convalescenza che chi è cresciuto con la sua musica avverte ormai troppo lunga. «Franco sta molto meglio – assicurano i familiari – e vi ringrazia tutti». Laconico messaggio di risposta via citofono quando qualcuno ha suonato al campanello chiedendo che almeno una piccola delegazione – due o tre persone – potesse essere ricevuta dall’artista. Niente da fare, i parenti hanno alzato un muro di protezione e di riservatezza.

Sono arrivati un po’ da ogni parte d’Italia: l’ingegnere informatico di Milano che era appena sbarcato da New York e da Malpensa ha preso subito una coincidenza per Catania, l’insegnante di filosofia di Firenze, l’artigiano del legno di Foggia, l’impiegato dall’Umbria che era in vacanza a Taormina e ha saputo dell’iniziativa per caso. Un piccolo drappello di fans anche dalla Spagna. Pomeriggio di fresco settembrino, nebbia e fitta pioggerellina per cui felpe e k-way lassù, intorno ai 750 metri, per i duecento ammiratori. Cori spontanei con le canzoni più note dell’artista, particolare commozione quando qualcuno ha fatto partire la base de «La cura» e neanche i meno intonati, a quel punto, si sono sottratti.

Dopo il raduno, di nuovo tutti giù verso il paese, all’Auditorium comunale (impraticabile per il tempo l’Arena Lucio Dalla intitolata all’artista bolognese che aveva una casa vicina a quella di Battiato). E ancora musica e testimonianze: da Aldo Desiderio, fisico, che una ventina d’anni fa, diede lezioni di fisica quantistica a Battiato, a Luigi Turinese, psicoterapeuta romano che ha approfondito gli aspetti dell’universo del cantautore, suo grande amico, dall’attrice Lucia Sardo che l’artista volle nel suo film «Musikanten» perché interpretasse se stessa, all’architetto catanese Amelia Cristaldi che è un’enciclopedia vivente dei testi, dal primo album ad oggi. Alla fine è comparso anche “lui”, pur solo sullo schermo, in «Temporary road – (Una) vita di Franco Battiato» (2013) il docufilm di Giuseppe Pollicelli e Mario Tani che lo racconta e in cui si racconta.

I duecento vogliono portare adesso in giro la loro testimonianza coinvolgendo in un’iniziativa analoga altri luoghi, da Milano (città adottiva di Battiato) a Firenze, dal Veneto alla Sardegna. E hanno già scelto il titolo di questo “tour”, un titolo battiatiano assai, «Generatore d’amore».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 23 Settembre 2019, 17:12
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