Fabrizio Moro: «Vi svelo le mie "Canzoni d'Amore Nascoste", le ho scritte a 20 anni, le canto con l'esperienza dei 45»

Fabrizio Moro: «Vi svelo le mie "Canzoni d'Amore Nascoste", le ho scritte a 20 anni, le canto con l'esperienza dei 45»

di Marco Castoro

Fabrizio Moro, quante sono dentro di noi le “Canzoni d’Amore Nascoste”?

«Ce ne sono alcune che non verranno mai fuori. Che magari in determinati momenti risaltano alla mente e altre che muoiono dentro di te. A me è successo diverse volte quando non sono riuscito a mettere in pratica ciò che avevo pensato».

Cosa vuole comunicare con questa nuova raccolta che esce oggi?

«Sono canzoni nascoste al grande pubblico. Perché non c’era su di me un riflettore quando le cantavo. Le ho riscoperte nel tempo, le stesse parole con arrangiamenti diversi. Penso vada data loro una seconda possibilità, brani che ho scritto a 20 anni e oggi ricanto con l’esperienza di un 45enne».

Cos’è l’amore per Fabrizio Moro?

«In questo momento, dopo i tormentati rapporti di coppia, sto da solo. Il grande amore sono i figli. Con Libero e Anita, oggi 11 anni e 7, ho un rapporto bellissimo. Mi sono sempre aperto con loro».

Ai nostri ragazzi lasciano un mondo rovinato…

«Vedere questi ragazzini che già erano distanziati prima del virus con il telefonino e la play station, ora andare a scuola con la mascherina, stare lontano per paura di ammalarsi, di sicuro non vivono l’infanzia come l’abbiamo vissuta noi. E sta proprio a noi, quando sarà finita questa brutta storia, far capire loro che un abbraccio è linfa vitale».   

Ha rimpianti per il passato?

«Ne ho tanti.

Per esempio nelle mie relazioni. Per via della mia diffidenza mi sono sempre tenuto tutto dentro, oggi avrei dato una seconda possibilità».

Parliamo di Roma. Che dice Moro della sua città. Nell’album c’è una canzone in romanesco.

«Nun c’ho niente è nata mentre stavo scrivendo la sceneggiatura con Alessio De Leonardis di un film, la storia di due pugili. Abbiamo fatto soggetto e sceneggiatura e ora farò anche il regista con lui, è mia opera prima».

Se fosse sindaco di Roma cosa farebbe per prima cosa?

«La dividerei in più comuni. Siamo troppi, la città è troppo grande per essere amministrata solo dal Campidoglio. Poi farei riaprire il Flaminio, ho visto lì i concerti più belli, ricordo quello degli U2 quando scoppiarono i vetri dei palazzi vicini».

Ultimo lo sente ancora?

«Con Niccolò ogni tanto ci sentiamo. In questo periodo che stiamo vivendo un po’ meno. Adesso è dura. Io sono uno che nasce sul palco. Il lavoro in studio l’ho fatto ma solo per andare sul palco».

Sanremo? Ha presentato qualche brano?

«Non ce la farei mai. Perché soffro troppo la pressione della diretta tv, mi distrugge l’anima. Col passare del tempo sono peggiorato».

La sua canzone più bella?

«Portami via».


Ultimo aggiornamento: Venerdì 20 Novembre 2020, 16:23
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