Bennato: "Italia divisa a metà, così non ha futuro"

Video

di Claudio Fabretti, Mario Fabbroni
ROMA - «Collodi oggi? Si divertirebbe. Il suo Pinocchio svela ancora tutte le nostre contraddizioni». Con questa certezza, Edoardo Bennato ripropone il suo storico album Burattino senza fili, a più di 40 anni dall’uscita. E aggiunge un tassello mancante: Mastro Geppetto, il brano inedito che apre l’edizione 2017 del disco, accompagnato da un videoclip con la regia di Stefano Salvati e 200 comparse.

Come mai ha deciso di aggiungerlo?
«Nell’album originale tralasciai due figure di spicco: Lucignolo e soprattutto Geppetto, perché li trovavo ostici dal punto di vista rock. L’anno scorso ho trovato la soluzione. E così tutto il mondo di Collodi è tornato: insieme a Mastro Geppetto, che è diventato un artigiano in pensione, e a Lucignolo, un pr che organizza rave party, ritroviamo il Gatto e la Volpe, la Fata, Mangiafuoco e i giudici. Tutti più che mai attuali. Come il Grillo Parlante».

Un’allusione alla politica italiana?
«No, Beppe Grillo lo conosco, mi ha anche invitato più volte. Lui fa sempre la stessa cosa: sollecita la gente a capire il marciume che ha intorno. Lo faceva già nei suoi spettacoli tanti anni fa...».

A proposito di rock, è tra i pochi cantautori italiani a essersi cimentati in questo campo...
«Già, ma per me è essenziale. Il rock è ciò che mi dà la carica, mi spinge a suonare. Ma la cosa più difficile è scrivere i testi».

Testi come quello di La Fata. In concerto l’ha proposta abbinandola a un video sulle donne perseguitate. La caccia alle streghe c’è ancora?
«Purtroppo sì, soprattutto in certi paesi. Le discriminazioni restano una grande piaga sociale, soprattutto nel sud del mondo, ma le donne per fortuna hanno anche conquistato tanti diritti».

Che Italia fa nel 2018?
«Sempre la stessa. Un paese ingovernabile. Chiunque va al potere, sa già che deve impegnarsi in maniera approssimativa perché è impossibile risolvere il “problema dei problemi”: annientare l’anti-Stato e la sua forte presenza nell’economia, nei territori. Però esiste una scarsa coscienza civile da parte delle masse, che dovrebbero controllare da vicino e spingere a far bene i loro rappresentanti».

Quindi è un paese senza speranza...
«Si sta verificando quanto cantato nel mio ultimo album, Pronti a salpare. Dobbiamo essere tutti pronti a salpare perché gli smartphone e i social tutti i giorni lanciano continui inviti da parte di chi è emigrato verso quelli che stanno ancora giù, nel mondo bambino e imperfetto. L’Africa oggi sta come nel Medioevo, l’Italia come negli anni 50, mentre il nord del mondo progredisce e diventa la meta agognata».

Siamo a caccia di un governo. Ci crede?
«Mah, sarei già soddisfatto se uno dei governanti degli ultimi decenni diventasse come i Garibaldi, i Cavour, i Mazzini e così via. Loro sono stati gli eroi della Patria, abbiamo strade e piazze intitolate alla loro memoria. Avremo mai piazza Renzi o Largo Berlusconi? Vediamo».

Resta la visione di un’Italia spaccata e quasi Collodiana. È così?
«È più che mai Collodiana. Siamo all’Italia gialla dei 5Stelle e blu del centrodestra. Mangiafuoco, Il grillo parlante, Il gatto e la volpe imperversano. E i burattini ballano allegramente. Loro malgrado».
 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 19 Aprile 2018, 12:17
© RIPRODUZIONE RISERVATA