Diodato: «A Sanremo con un inno contro tutti i muri»

Video

di Claudio Fabretti
«Fai rumore? Sì, spero di riuscirci. Ma sempre senza urlare, raccontandomi a modo mio». Alla sua terza presenza all’Ariston (seconda tra i big, dopo l’esperienza del 2018 in coppia con Roy Paci), Diodato si presenta con un brano che di aggressivo, in realtà, ha solo il titolo.

Che canzone sarà?
«Un atto di ribellione che fotografa l’amore nel senso più ampio possibile e allo stesso tempo un invito ad abbattere i muri dell’incomunicabilità».

A Sanremo è ormai un habitué. Cosa le piace del Festival?
«A quel palco sono legati momenti importanti della mia vita. Mi piace l’idea di portare il mio messaggio e amplificarlo, facendolo arrivare a tante persone».

E cosa non le piace?
«Non amo le gare. E poi c’è lo stress: in quella settimana sei dentro una lavatrice, ti prendono e ti portano in giro, la sera devi cantare... Però quando capisci il meccanismo, alla fine ti diverti».

Il suo nuovo album, “Che vita meravigliosa” uscirà il 14 febbraio. Titolo ottimista?
«Sì, ma è solo un modo per dire che la vita è la protagonista del disco. La racconto tramite il mio vissuto e il mio sguardo sulla società».

La title track è nella colonna sonora di “La dea fortuna” di Ferzan Ozpetek. Come ha vissuto questo sodalizio?
«Quella canzone è stata la mia vera Dea fortuna. Sono sempre stato un fan di Ozpetek, amo film come Le fate ignoranti, Saturno contro, ma anche - da pugliese - Mine vaganti, che dice molto della mia terra».

Cosa le piace di Ozpetek?
«Sa racconta la vita toccando argomenti anche molto pesanti ma con una eleganza e una leggerezza che appartengono ai grandi poeti. Un po’ come i grandi cantautori italiani degli anni 60-70».

A proposito, la sua cover di “Amore che vieni amore che vai” è una delle poche a non aver violentato un pezzo di De André in questi anni...
«Beh, grazie, ho rischiato tanto, ma alla fine sono stato ripagato, anche dal Premio De André. Ma la cosa che più mi ha emozionato sono state le parole di Dori Ghezzi: mi ha detto che Fabrizio avrebbe apprezzato molto la mia versione. Mi vengono ancora i brividi quando ci penso».

Come valuta la scelte musicali di Amadeus?
«È stato coraggioso e onesto. Mi pare che abbia scelto solo le canzoni di cui è innamorato».

A Sanremo si può fare politica?
«Si può fare, anche solo parlando di amore in una canzone, ad esempio inserendola in un contesto sociale. Anche se magari non è il luogo adatto per fare la rivoluzione...».

Da pugliese e direttore artistico del 1° maggio di Taranto, come vive la vicenda Ilva?
«Sono avvelenato, per tutte le promesse non mantenuta dalla politica, per questa assurdità di mettere davanti a una scelta tra salute e lavoro: non è degno di un paese civile».
Ultimo aggiornamento: Martedì 28 Gennaio 2020, 16:33
© RIPRODUZIONE RISERVATA