Un piano e voce, con innesti orchestrali e accenni elettronici. Il ritorno di Diodato con “Così speciale”, pubblicato il 3 marzo, si racconta come un post-pandemia dedicato all’umanità, come declinazione di solitudine che gioca con il doppio significato della parola “stato” (“gesto verso lo Stato/Diciamo pure uno stato di gratitudine”).
Nei “tempi strani” cantati da Diodato, quelli in cui vige la diffidenza di abbracci e di baci senza interrogativi, questo brano è di una contemporaneità disarmante. Non una ballad classica, non un refrain avido di essere canticchiato ad libitum solo per collezionare numeri. Ma una suite moderna, frutto di studio e ricerca.
A tessere la trama autorale ci pensano parole inclementi di fronte all’accettazione della realtà. A intrecciare i suoni, invece, un lirismo che cresce mano a mano. A tratti, liturgia di uno stato d’animo misto di rassegnazione e di replica, dove la crudezza del testo rimanda alla cristianità del dolore (sembra un riferimento cristologico: “Ho due buchi nelle mani/Da cui scorrono i sogni che ho difeso fino a ieri”) e dove sofferenza significa accettazione. A tre anni dalla vittoria del Festival di Sanremo, il nuovo singolo corre sul binario parallelo di “Fai rumore”, ultima canzone/grido prima e durante quel forzato isolamento imposto dalla pandemia.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 6 Marzo 2023, 13:51
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